Sanità Usa e Orban: «Dobbiamo indignarci»
Cavalese. Il sindaco e la giunta comunale di Cavalese giovedì hanno diffuso un comunicato in cui prendono posizione su due questioni internazionali, quella ungherese, con Orban che si è attribuito i...
Cavalese. Il sindaco e la giunta comunale di Cavalese giovedì hanno diffuso un comunicato in cui prendono posizione su due questioni internazionali, quella ungherese, con Orban che si è attribuito i poteri di un dittatore, e il cinismo, peraltro noto, della sanità americana che non si prende carico delle persone che non possono pagare le cure.
«Tante - scrivono gli amministratori comunali - sono le notizie che in questi giorni si susseguono e si rincorrono, tra queste, ve ne sono due che dovrebbero provocare, almeno per chi riveste un ruolo pubblico o sociale, indignazione e sconforto da una parte e la più completa disapprovazione dall’altra. Eccole:
1. Orban, il primo ministro ungherese ha usato la pandemia Covid-19 per far approvare una legge che gli concede pieni poteri durante tutta la durata di un’emergenza di cui spetterà all’esecutivo stesso decretare la fine. Detto in soldoni ha ripristinato la dittatura, ovvero il predominio assoluto e incontrastato di un solo individuo. Il che porta con sé la negazione delle libertà di opinione, di espressione e di stampa. Pensiamo a cosa ciò vorrebbe dire e significare per tutti noi che, siamo usi ad esprimere, si presume correttamente e coscientemente, qualsivoglia giudizio sulle cose o sulle persone.
2. Negli Stati Uniti, California, un ragazzo di 17 anni è stato respinto dal pronto soccorso perché privo dell’assicurazione sanitaria e pochi giorni dopo è morto di coronavirus. Negli USA si chiedono 35.000 dollari per le cure e 3000 dollari per il solo tampone. Speculare o rifiutare le cure a chi è ammalato è un atto di pura ed assoluta disumanità. Non servono altre parole.
A fronte di queste notizie, chiediamoci, piuttosto, se non vi sia in circolazione anche qualche altro virus e facciamo il possibile, tutti noi, soprattutto in questi tempi, per seppellire l’approccio individualistico ai problemi e diffondere, al contrario, il vaccino della partecipazione solidale. Certo - concludono Welponer e la giunta -, ci sono momenti di sconforto e segnali poco incoraggianti, ma non dobbiamo perdere la bussola, mantenere i nervi saldi e proseguire a denti stretti, senza aspettare aiuti nazionali ed europei, che sicuramente serviranno, ma affrontando l’oggi con pacatezza, senza cercare attriti o contrapposizioni, per essere pronti ad rimboccarsi le maniche e lavorare ancora più duramente domani».