«In Italia troppe discariche minerarie»
Fondazione Stava 1985 onlus e Associazione 19 luglio lanciano l’allarme dopo la tragedia brasiliana
TESERO. La Fondazione Stava 1985 Onlus e l’Associazione 19 luglio val di Stava esprimono cordoglio per le vittime e solidarietà per i familiari e le comunità colpite dalla tragedia di Brumadihno, nella Stato di Minas Gerais in Brasile. E lancia l’allarme: «In Italia sono 650 le strutture di deposito degli sterili minerali con un volume stoccato di alcune centinaia di milioni di metri cubi».
«Lo scorso 25 gennaio a Brumadihno non è crollata una “diga”, bensì una discarica mineraria costituita da più bacini realizzati per la decantazione e lo stoccaggio dei fanghi sterili residuati della lavorazione, con l’aggiunta di acqua, della roccia finemente macinata contenente minerale di ferro estratta dalla vicina miniera Córrego de Feijão. Come a Stava nel luglio del 1985 - scrive la Fondazione Stava 1985 Onlus - a Brumadinho il crollo di un primo bacino di decantazione ha causato il crollo di altri due bacini di decantazione posti a valle del primo e ha generato una colata di fango che ha investito gli impianti della miniera prima di raggiungere, dopo un percorso di oltre 7 chilometri, la città di Brumadinho e in particolare il quartiere di Vila Ferteco. I morti accertati a oggi sono 58, ma sussistono ben poche speranze di trovare in vita le 305 persone dichiarate disperse».
Nell’esprimere cordoglio per le vittime e solidarietà per i familiari e le comunità colpite, la Fondazione Stava 1985 Onlus e l’Associazione 19 luglio val di Stava sottolineano come il rischio di crolli di discariche di miniera è ancora sottovalutato, malgrado questo rischio vada aumentando, giacché si continua ad alimentare con l’acqua contenente gli sterili fini discariche che dovrebbero invece essere chiuse da anni, messe in sicurezza e monitorate. Per ridurre il rischio di crolli di discariche minerarie – sottolinea la Fondazione Stava 1985 Onlus – dovrebbe essere imposto l’utilizzo dei sistemi di filtrazione meccanica o delle altre tecniche di disidratazione dei fanghi, il cosiddetto “dewatering”, con i quali è possibile eliminare l'acqua nel processo finale di deposito e stoccaggio degli sterili in discarica.
«In Italia - ricorda la Fondazione Stava 1985 onlus - le strutture di deposito degli sterili minerali ammontano ad alcune centinaia di milioni di metri cubi. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale sta realizzando l’inventario nazionale delle strutture di deposito di rifiuti estrattivi chiuse o abbandonate, con anche l’inquadramento dal punto di vista della sicurezza. Nell’inventario provvisorio, pubblicato sul sito di Ispra, sono elencate a oggi 650 strutture di deposito chiuse, incluse quelle abbandonate “che hanno gravi ripercussioni negative sull'ambiente o che, a breve o medio termine, possono rappresentare una grave minaccia per la salute umana o l'ambiente”.