Il sindaco con le mostrine SS «Ma ne denunciavo l’orrore»
Il caso a Castello-Molina. Critiche sui social per l’immagine di Larger a una mascherata di carnevale: «Portavo pure un colbacco sovietico, per rappresentare gli errori di ogni ideologia»
Castello-molina. Dopo la nota vicenda di Marika Poletti per la sua svastica tatuata su una gamba, che ha suscitato molte critiche e grande imbarazzo (tanto da spingerla a dimettersi da responsabile di gabinetto dell’assessore provinciale Gottardi) ci sono stati altri amministratori che sono comparsi in pubblico con i simboli inequivocabili del nazismo. L’ultimo in ordine di tempo è stato il sindaco di Castello-Molina Marco Larger, che domenica 3 marzo in occasione della mascherata a Molina portava in testa un colbacco sovietico e indossava un giaccone militare con sul bavero le mostrine simbolo delle SS. Un’immagine comparsa ieri sui social che ha fatto storcere un po il naso a qualche cittadino, soprattutto in considerazione del fatto che proprio in valle di Fiemme, tra gli abitati di Molina, Stramentizzo e Ziano, il 3 e 4 maggio 1945 avvennero le terribili rappresaglie delle SS che portarono all’uccisione di 45 persone e alla distruzione di numerose abitazioni.
«Notizia incompleta»
Il sindaco Larger non si sente però per nulla turbato dalle immagini pubblicate sui social. «La notizia è molto incompleta - afferma - poiché io avevo anche spiegato a tutti il senso della mia discesa in campo alla mascherata vestito in quella foggia. Un sindaco, ma anche un cristiano, un cattolico praticante come sono io, può benissimo vestirsi da maschera per rappresentare gli orrori perpetrati in passato dal nazismo e dalle SS. Volevo in sostanza – aggiunge – rappresentare gli errori di alcune ideologie del passato. Ma perché un sindaco non può andare in maschera e cercare di mettere in evidenza anche le contraddizioni della politica e delle idee sbagliate per mettere in guardia i cittadini dal pericolo del ritorno delle dittature e delle nefaste ideologie che le hanno create? - si chiede Larger - Non credo ci sia nessuno scandalo e non c’è da ridicolizzare e da stracciarsi le vesti. In fondo si trattava di una sfilata di carnevale. Credo sia giusto che un sindaco partecipi alla vita delle propria collettività, sia nei momenti impegnativi e seri , ma anche nei momenti gioiosi di divertimento e di svago».
«Due anni fa - sottolinea ancora il sindaco di Castello-Molina - mi ero vestito da giudice e mi ero creato il Codice civile, quello penale, il Codice canonico e il “Codice da Vinci” per sollecitare i cittadini a capire quale fosse la legge più utile e più giusta. Ma nel 2020 mi vestirò da giornalista - conclude - e allora potrò distorcere la verità a piacere, come fanno tanti vostri colleghi oggi».
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