Dorfmann: «La carne sintetica minaccia il reddito dei nostri agricoltori»

Intervista al parlamentare europeo, portavoce del comparto agricolo del Ppe: tutti i dubbi sui cibi prodotti in laboratorio


Carlo Bridi


BOLZANO. L’approvazione da parte del Parlamento italiano di una norma molto chiara che vieta la produzione e la commercializzazione di prodotti alimentari, carne in testa prodotti in laboratorio è il primo caso a livello europeo. Nessun altro stato ha legiferato. Ma qual è il clima a livello Ue su questi temi? Lo abbiamo chiesto a Herbert Dorfmann, parlamentare europeo e portavoce per il comparto agricolo del gruppo del Partito Popolare Europeo.

Onorevole Dorfmann, quali sono stati i primi commenti che ha raccolto dai colleghi su questo provvedimento?

Non ne abbiamo parlato specificamente nella commissione agricoltura del Parlamento europeo. Però, in generale, io e la maggioranza dei miei colleghi abbiamo una posizione molto critica riguardo alla carne sintetica. Lo abbiamo dimostrato durante il recente voto della risoluzione sulle colture proteiche, dove abbiamo adottato un approccio decisamente contrario ai cibi di laboratorio.

Ha avuto modo di sentire anche i primi pareri della Commissione esecutiva dell’Ue e che impressioni a raccolto?

L’eventuale autorizzazione di un prodotto alimentare a base cellulare dovrebbe seguire la procedura definita dal regolamento sui nuovi alimenti. Esso richiede che per i nuovi cibi venga sottoposta una domanda di autorizzazione alla Commissione. Perciò, non penso che la Commissione europea si esprimerà a priori sul tema prima che venga avanzata una richiesta di autorizzazione specifica.

Secondo lei ci sono le premesse perché una norma tipo quella italiana possa essere estesa a tutti i Paesi dell’Unione europea?

Non credo. La Commissione europea probabilmente interverrà solo nel caso in cui le pervenga una richiesta di autorizzazione. La posizione del Parlamento è però già chiara e sarebbe molto critica se si prospettasse l’eventualità di un’apertura ai cibi a base cellulare.

Ha avuto modo di tastare anche il polso delle organizzazioni professionali agricole degli altri paesi e pensa che possano schierarsi a fianco alla decisione del Parlamento italiano e dei colleghi agricoltori italiani che hanno fortemente voluto questo provvedimento?

Premesso che è evidente che l’industria che sta dietro alla ricerca sui cibi a base cellulare vuole privare gli agricoltori del reddito che attualmente ricavano dalla produzione di carne e latte, proteine dall’alto valore nutrizionale. Per questo ritengo che qualsiasi organizzazione agricola professionale che difenda veramente gli agricoltori non possa che opporsi a prodotti come la carne sintetica.

In Trentino Alto Adige il mondo agricolo per bocca del presidente regionale di Coldiretti Gianluca Barbacovi è tutto schierato compatto in difesa del provvedimento; il Bauernbund, del quale lei è direttore in aspettativa, si è schierato?

Da quando ho lasciato la guida del Bauernbund, ormai molti anni fa, non mi sono mai intromesso nelle decisioni del sindacato degli agricoltori della mia provincia. Tuttavia, so bene che il Bauernbund si è sempre espresso contro la carne a base cellulare per ragioni simili a quelle che ho elencato.

Non crede che a livello europeo la Commissione abbia una visione che è perlomeno strabica, da una parte con il silenzio assenso lascia che l’Irlanda metta sulle bottiglie di vino una scritta terroristica e dall’altra non ha espresso ad oggi nessuna preoccupazione per i cibi a base cellulare che da tempo circolano nel mondo?

Non si devono confondere le due cose. Per quanto riguarda l’etichettatura delle bevande alcoliche in Irlanda, la Commissione europea avrebbe in effetti dovuto legiferare, per evitare che lo facciano i singoli stati. Per quanto riguarda invece i cibi a base cellulare, oggi esiste già una norma europea, che, come ho spiegato, impone che venga avanzata una richiesta specifica prima che un prodotto sia autorizzato sul mercato. Questa richiesta non è stata per ora formalizzata ed è per questo motivo che la Commissione non si è ancora espressa ufficialmente.













Scuola & Ricerca

In primo piano