«Dall’inceneritore nuovi inquinanti per i vini e le mele del Trentino. Fugatti? Ieri protestava, oggi lo vuole»
Marco Ianes contro le politiche provinciali in materia di rifiuti: «Scelta assurda e tecnicamente, nonché economicamente, insostenibile e fuori luogo»
LE ASSOCIAZIONI Diciotto realtà trentine contro la Provincia: «Dietro al consorzio Egato la fissazione per l'inceneritore»
IL COMUNE Stop da Imer: il consiglio comunale vota contro la delibera sul consorzio Egato
TRENTO. Dopo la bocciatura da parte delle associazioni ambientaliste e lo stop del consiglio comunale di Imer, le nuove politiche della Provincia in tema di gestione dei rifiuti vengono criticate duramente anche da Marco Ianes, docente di impianti e automazione, tecnico ambientale, e voce autorevole in materia di ambiente e sviluppo sostenibile.
“Ogni tanto appare qualche dichiarazione del presidente Fugatti, in tema di gestione dei rifiuti”, scrive in una nota. “”Sempre e solo proclami, a leggere la stampa, mai dettagli tecnici, analisi economiche di costi e benefici; e non è da meno la sua compagna di viaggio, l’assessora Zanotelli, che nemmeno si esprime sul tema e rifiuta qualsiasi dibattito a cui viene invitata per spiegare le scelte, certamente, anche in contradditorio tecnico con chi sostiene che l’incenerimento dei rifiuti, ora come ora, è semplicemente assurdo, anti economico e irrispettoso della tutela ambientale che tanto viene decantata, ma spesso disattesa”.
“Chi scrive qui si occupa del tema da oltre vent’anni ed era tra gli organizzatori delle serate informative sulle alternative all’inceneritore; vale la pena ricordare che proprio l’attuale presidente provinciale, allora era a fianco di chi non voleva l’inceneritore, compresa la presenza anche di Coldiretti a molti altri attori economici, giustamente timorosi di vedere compromesso l’ambiente in cui si coltivano mele e viti che tanto danno lustro al Trentino.
Questa è storia, non sono opinioni. Ma venendo ai giorni nostri, nessuno degli attuali amministratori politici ha il coraggio di mettersi a confronto parlando di un serio business plan, che possa sostenere le loro teorie di indirizzo dell’incenerimento dei rifiuti.
Dall’altra parte, qui alcuni punti che determinano, invece, forti perplessità su tali scelte:
1. L’inceneritore è una macchina che nasce ESCLUSIVAMENTE per ridurre il volume dei rifiuti, non per eliminarli; è bene ricordarlo questo, perché per una nota legge fisica (Lavoisier:” in una reazione chimica, che avviene in un sistema chiuso, la somma delle masse dei reagenti è uguale alla somma delle masse dei prodotti”) viene sancito che “nulla si crea e nulla si distrugge”; definito questo è importante capire che incenerendo i rifiuti noi ne riduciamo solo il volume, trasformando parte di essi in energia termica ed elettrica, con un residuo rimanente di rifiuti definiti “pericolosi” che andrebbero conferiti in discariche speciali, che in Trentino non abbiamo; quindi tale conferimento avverrebbe ugualmente in altri luoghi, con discariche per rifiuti speciali.
2. L’energia termica prodotta dall’incenerimento di circa 68.000 tonnellate di residuo (dato attuale), non sarebbe sfruttabile a Trento, poiché manca una rete di teleriscaldamento e costruirla implicherebbe un investimento enorme, oltre ad un disagio di opere di scavi e reinterri che metterebbero in crisi la città, già fortemente provata da altri fattori in questo periodo.
3. L’energia elettrica prodotta da tali volumi sarebbe ininfluente e irrilevante, poiché il rendimento elettrico ci un inceneritore si aggira intorno al 25%; comprensibile che le perdite di produzione sono altissime (75%) e quindi non è sicuramente una macchina vantaggiosa sotto questo profilo.
4. Tecnicamente parlando un inceneritore è “economicamente” conveniente se le quantità di rifiuti sono molto elevate, così da compensare le perdite di trasformazione in energia termica ed elettrica e così da giustificare la gestione del residuo pericoloso; in sostanza per mantenersi economicamente una macchina di questo tipo deve avere grandi volumi per garantire introiti dalla quota di conferimento e dalle conversioni energetiche soddisfacenti perché il sito produttivo stia in piedi.
Riassumendo, un inceneritore in Trentino è una scelta assurda e tecnicamente, nonché economicamente, insostenibile e fuori luogo. La soluzione migliore avviene da una procedura molto semplice:
· Miglioramento della qualità della raccolta differenziata
· Trattamento meccanico- biologico del residuo (68.000 TON) RIQUALIFICANDO L’impianto già esistente e che viene tenuto occultato (chissà perché?)
· Residuo rimanente: su questo tema, ricordando che parleremmo di un residuo ininfluente sotto il profilo dell’interesse per un inceneritore, si potrebbe avviare una seria sperimentazione che veda una partnership con la nostra università e con quelle aziende che stanno mettendo in essere tecnologie innovative; ad esempio, si potrebbe dare l’incarico per un anno sperimentale all’università di Trento per provare tecnologie innovative come la gassificazione e poi usare i dati per decidere se sia una tecnologia sufficientemente matura da mettere a regime.
Una cosa è certa e matematica: i numeri attuali di residuo indifferenziato non sono tali da giustificare la scelta di un inceneritore, che rimane una macchina inquinante, diseconomica con tali numeri da gestire.
Rimane l’aspetto ambientale, che molti scordano; spesso la valle dell’Adige, la zona di Trento in particolare, sfora i limiti di PM10 e PM2 a causa dell’elevato traffico autostradale e strade varie; aggiungiamo un’altra fonte di emissione di polveri sottili, furani e diossine? Ci farà davvero bene, soprattutto al vino e alle mele, dato che chi prima protestava, ora pare accettare passivamente queste scelte nefaste”.