Da un batterio dell’intestino nuove armi contro le malattie genetiche: la scoperta dei ricercatori trentini
Vive nell'intestino, ha una forbice molecolare super-precisa nel “tagliare” il Dna. La ricerca coordinata da Anna Cereseto e Nicola Segata del dipartimento di BIologia cellulare di Unitn
TRENTO. Scoperta in un batterio che vive nell'intestino una nuova forbice molecolare super precisa, che potrebbe essere utilizzata per trattare malattie genetiche incluse quelle dell'occhio. come la retinite pigmentosa, attraverso iniezioni sottoretina. La scoperta delle nuove molecole di Crispr-Cas9, specializzate nel tagliare il Dna, è pubblicata sulla rivista Nature communications e si deve alla ricerca coordinata da Anna Cereseto e Nicola Segata, entrambi del dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata dell'Università di Trento.
"Abbiamo trovato una forbice molecolare efficace, ad alta precisione e soprattutto più compatta di altri sistemi Crispr-Cas9 a oggi disponibili. Questa nuova molecola Crispr-Cas9, come dimostrato dai nostri esperimenti nella retina, sarà più facile da portare agli organi che devono essere trattati in terapie per malattie genetiche", commenta Cereseto.
Ampliare la gamma di strumenti Crispr-Cas è un passaggio necessario per accelerare lo sviluppo di terapie per le malattie genetiche. L'avanzamento può avvenire modificando gli enzimi che troviamo in natura, come è stato per evoCas9, ma scoprire enzimi già evoluti per funzionare offre grandi vantaggi. E la collaborazione con il laboratorio di Metagenomica computazionale di Nicola Segata ha permesso al laboratorio di Virologia molecolare di Anna Cereseto di mettere in luce una vasta riserva naturale di sistemi Crispr-Cas9 da cui attingere nuovi strumenti di modifica del genoma umano.