Sanità

Crisi di numeri per gli infermieri: «A rischio il diritto alla tutela della salute». La posizione di politica e sindacati

I dati non lasciano ben presagire: su 200 posti, 140 domande di iscrizione: «Drammatico dato di iscrizioni, insufficiente rispetto al fabbisogno, si associa anche un aumento delle uscite previste: si avvicina la gobba pensionistica». I sindacati chiedono l'apertura di un tavolo



TRENTO. "Serve un piano provinciale di rilancio della professione infermieristica. Senza infermieri è a rischio il diritto alla tutela della salute nel nostro sistema sanitario provinciale". Lo afferma in una nota il presidente dell'Ordine degli infermieri di Trento, Daniel Pedrotti, a nome dell'intero consiglio direttivo. Ne testo, si fa riferimento al test accesso al corso di laurea in infermieristica di Trento, dove "su 200 posti disponibili, le domande di iscrizione sono state 140".

"Le domande di iscrizione al corso di laurea in infermieristica presentano un trend in costante calo negli ultimi anni e in caduta libera quest'anno. A questo drammatico dato di iscrizioni significativamente insufficienti rispetto al fabbisogno, si associa un aumento delle uscite previste nei prossimi anni. La gobba pensionistica si sta avvicinando: dei 4.498 infermieri iscritti all'Ordine, 2.003 (44,5%) hanno un'età fra i 46 e 60 anni. La previsione è che nei prossimi 10 anni circa 1.300 infermieri andranno in pensione, con una media di 130 infermieri all'anno", spiega Pedrotti.

Il problema, secondo il presidente dell'Ordine, riguarda l'intero sistema sanitario trentino. "La nostra è una Provincia che deve fare i conti anche e soprattutto con il quadro epidemiologico caratterizzato da cronicità e disabilità. Nel momento in cui avremo più bisogno di assistenza domiciliare e di infermieri, ne avremo sempre meno. Riteniamo irrinunciabile un piano provinciale strutturato di contrasto alla carenza infermieristica e rilancio del valore della professione con azioni concrete a breve e medio-lungo termine, comprese riforme di tipo normativo, contrattuale e organizzativo, come stanno realizzando il vicino Alto Adige, il Veneto e altre Regioni", conclude Pedrotti. 

Sulla stessa lunghezza d'onda, per promuovere l'attrattività della professione, anche il sindacato Cisl Fp, con il segretario Giuseppe Pallanch: "​​​​​​"No al lavoro a cottimo. Non basta uno skipass per promuovere l'attrattività di una professione".

Il sindacato, in particolare, chiede alla Provincia di Trento di attivare un tavolo di confronto sulla questione. "C'è una variabile indipendente dall'aspetto economico che abbiamo affrontato rafforzando i salari rinnovando i contratti e dovrà necessariamente rinforzarsi nei nuovi tabellari 2025-27 e che consideriamo un punto di partenza. Ma chiediamo ormai da anni di affrontare alcuni temi fondamentali: incertezza nell'organizzazione dei turni, un carico di responsabilità che non viene considerato e stress correlato che non viene considerato", sostiene il segretario, chiedendo di togliere i test preselettivi al corso di laurea in infermieristica e di "rafforzare i salari, valorizzare e premiare le competenze". 

Tempestiva anche la presa di posizione della politica provinciale, come le dichiarazioni di Paolo Zanella, consigliere del Pd Trentino: "Da tempo chiediamo di affrontare la questione della carenza di personale sanitario in modo sistematico, investendo pensiero, programmazione e molte più risorse. Senza personale la sanità diventerà un privilegio per pochi, sempre più privatizzata e meno accessibile. Non programmando si sta minando il sistema sanitario pubblico e universalistico". 

"Sulla pianificazione del fabbisogno di personale e conseguentemente della sua formazione si dovevano giocare tutte le carte possibili, in particolare sul personale infermieristico, che rappresenta l'ossatura del sistema sanitario. I dati sono noti: in Italia mancano oltre 60.000 infermieri, in Trentino circa 500 per coprire pensionamenti e aumento dei servizi, tra cui quelli domiciliari e territoriali di cui si continua a parlare, facendo purtroppo i conti senza l'oste", ha concluso poi Zanella, chiedendo un aumento di attrattivi attraverso le retribuzioni e un maggiore riconoscimento sociale delle professioni sanitarie. 













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