L'INCHIESTA

Coronavirus, in Trentino scattano gli accertamenti del Nas nelle case di riposo

Si parte da Cadine, struttura presa a modello perché non ha avuto casi di contagio. Poi si andrà in quelle che hanno fatto registrare vittime fino a sfiorare il 30 per cento degli ospiti



TRENTO. L'alta incidenza di decessi in molte strutture è dovuta a negligenza oppure era inevitabile? Questa la domanda  al centro dell'inchiesta condotta dal procuratore Sandro Raimondi e dal sostituto Marco Gallina.

Sono iniziati intanto i sopralluoghi dei carabinieri del Nas nelle case di riposo del Trentino. Già in questi giorni è previsto un vertice con la Procura. 

I carabinieri partono dalle Rsa rimaste indenni. Ieri mattina gli uomini del Nas si sono presentati alla sede della Rsa di Cadine, gestita da Spes, e hanno acquisito le procedure seguite durante tutta l'epidemia. Infatti a Cadine non c'è stato nemmeno un caso. Cadine sarà presa come pietra di paragone per le altre strutture in cui le cose non sono andate così bene.

Dopo il vertice in Procura, inizieranno i sopralluoghi in nelle altre Rsa del Trentino per verificare se le procedure sono state rispettate e seguite alla lettera.

In alcune strutture i decessi nel giro di un mese e mezzo hanno sfiorato il 30 per cento della popolazione. A Ledro ci sono stati 23 ospiti morti su un totale di 60, a Pellizzano 18 su 72, a Pergine gli ospiti morti sono stati 49 su 152, ad Arco i decessi sono stati 48. Dati che fanno venire i brividi. Dal canto loro i gestori, Upipa e Spes, hanno sempre sostenuto di aver fatto quello che era nelle loro possibilità, considerando anche la mancanza di dispositivi di sicurezza e la mancanza di direttive tempestive e chiare.

Da ricordare che le case di riposo trentine hanno chiuso alle visite dei parenti già la mattina del 5 marzo, mentre la Provincia ha continuato per un'altra settimana a prevedere una visita al giorno per ospite. E i carabinieri vogliono approfondire anche questo aspetto.













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