Coronavirus, il ciclista roveretano Brazzo colleziona la terza multa
L'uomo ha ancora una vota postato un video online in cui viene fermato dai carabinieri di Ala
TRENTO. Ancora una multa, la terza, per il roveretano Marco Brazzo, solito circolare in bicicletta rivendicando il suo dirito a farlo definendosi «persona umana “soggetto di diritto internazionale”» e quindi non sottoposto alle normative in materia.
Stavolta, il 5 aprile, è stato sorpreso dai carabinieri di Ala, mentre si dirigeva in direzione sud, sulla strada provinciale 90. "Sto lavorando e rispetto le distanze di sicurezza", ha detto ai militari, postando il consueto video online.
Ha preannunciato ricorso al commissariato del governo sostenendo che la sanzione è nulla perché "intestata alla persona fisica".
Il roveretano era stato intercettato anche il 19 marzo sulla ciclabile dalla Polizia locale e il 14 marzo lungo il Fersina, a Trento, dalla Volante della polizia.
In quella occasione - come mostrato nel lungo video pubblicato in rete - aveva chiesto agli agenti di identificarsi mentre negava ogni validità dei provvedimenti del consiglio dei ministri in tema di restrizioni per evitare la diffusione del coronavirus («Una bufala, che non accetto»») e aveva accusato i poliziotti di sequestro di persona e abuso di potere.
La prodezza gli era costata una denuncia penale per inosservanza del decreto Conte. L’episodio aveva avuta larga eco mediatica ed era stato stigmatizzato anche dal sindacato di polizia del Fsp, il cui segretari generale Walter Mazzetti aveva definito l'accaduto «una situazione surreale, a mio avviso dovuta all’incredibile distacco di alcuni soggetti dalla realtà, con atteggiamenti irresponsabili, incivili e altamente dannosi per la collettività».
Il ciclista, aveva aggiunto Mazzetti invocando severe sanzioni per Brazzo, «ha trattenuto una pattuglia per due ore con le sue farneticazioni, ha esposto i poliziotti a ulteriori rischi perché non era chiaro se fosse o meno portatore del virus, ha creato un danno ingente alla cittadinanza».