Coronavirus, Bassi alla Provincia: “Diteci cosa succede veramente nelle Rsa”
L’ex rettore parla di “nebbia fitta”: “Non sappiamo il numero dei decessi causati da questa seconda ondata”
TRENTO. "Perché non vengono resi noti i dati completi sulla prevalenza e la letalità del virus nelle RSA trentine?”. Lo scrive nel suo blog, l’ex rettore e docente Davide Bassi. Una domanda – scrive – che “è la stessa che ponevo già durante lo scorso mese di maggio”.
Il titolo dell’intervento è esplicito: “I dati sulle RSA del Trentino: nebbia fitta!”
“Non cessano i rimbrotti generici rivolti ogni sera ai trentini over-70 che si infettano e vanno ad intasare gli ospedali (come se fossero loro la causa dell'elevato livello di occupazione dei posti letto e non le vittime della circolazione troppo alta del virus). Ma il dato degli over-70 ha poco senso se non disaggreghiamo i dati separando dai casi totali quelli degli ospiti delle RSA”, osserva Bassi.
“Sappiamo pochissimo su quanto sta avvenendo attualmente nelle RSA trentine. Ogni tanto trapelano notizie sulla stampa come quella all'esistenza di una unica RSA in tutto il Trentino non ancora raggiunta dalla pandemia (e speriamo tutti che la pandemia non ci arrivi mai!). In pratica, durante la prima ondata erano state colpite circa metà delle RSA trentine. La seconda ondata ha raggiunto il resto delle strutture. Quanti siano stati i decessi causati da questa seconda ondata nelle RSA non lo sappiamo. Ci sono dati sporadici comunicati nelle conferenze stampa serali, ma manca il dato aggregato. L'unica informazione disponibile è quella sulle persone attualmente positive presenti nelle RSA, ma non sappiamo se si tratti di tutti gli ospiti positivi o solo di quelli verificati con il tampone molecolare”.
“Siccome gli ospiti delle RSA "a casa" ci stanno per forza e da mesi non possono neppure incontrare i loro parenti più stretti, mi pare inutile invitarli alla prudenza. Più prudenti di così non possono essere. Forse si poteva fare qualcosa di meglio nel controllo delle condizioni di salute negli operatori delle RSA, ma quando il virus circola prepotentemente come sta accadendo in Trentino anche i controlli preventivi diventano più difficili.
Mi auguro che, a differenza di quanto fatto in Veneto, il Trentino abbia continuato a fare i controlli del personale delle RSA usando esclusivamente i tamponi molecolari. I tamponi antigenici sono troppo poco sensibili per questo tipo di interventi ed i molti decessi registrati recentemente in Veneto sono molto probabilmente legati ad un uso improprio di questi dispositivi.
Tornando alle RSA trentine, la domanda è la stessa che ponevo già durante lo scorso mese di maggio: perché non vengono resi noti i dati completi sulla prevalenza e la letalità del virus nelle RSA trentine?”