L’indagine

Confesercenti Trentino: sui salari il bilancio è positivo, le emergenze sono sicurezza e alloggi

Nonostante l’aumento dei prezzi annulli la ripartenza post-lockdown, rispetto al 2019 il reddito reale medio cresce in sette regioni italiane, tra cui il Trentino. Paissan: «La provincia non è fanalino di coda sui salari» 



TRENTO. «Dallo studio pubblicato nei giorni scorsi da Confesercenti nazionale emerge come, se è vero che a livello italiano l'aumento dei prezzi “sgonfi” gli aumenti nominali di reddito e annulli la ripartenza post-lockdown, rispetto al 2019 il reddito reale medio cresca però in sette regioni e una di queste è proprio il Trentino».

A dirlo - informa una nota - è stato il presidente di Confesercenti Trentino Mauro Paissan a margine di un incontro con il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti.

«Per le famiglie di sette regioni, infatti, il bilancio è positivo, prevalentemente a nord: a registrare un aumento del reddito medio in termini reali rispetto al 2019 sono infatti Valle d'Aosta (+2.951 euro, l'incremento più alto), Lombardia (+1.930 euro), le province autonome di Trento (+1.639 euro) e Bolzano (+2.237 euro), Veneto (+241 euro) e Friuli-Venezia Giulia (+483 euro)», riferisce Paissan, aggiungendo che, «Al contrario di quanto emergeva dai dati riferiti al 2019, la provincia di Trento non mi pare essere per nulla fanalino di coda su questo tema».

«La situazione più drammatica in questo momento in Trentino non sono i salari. Ci sono altre emergenze, e solo per citarne alcune, come il tema casa e degli alloggi per i lavoratori, della sicurezza sia per gli operatori economici che per tutti i cittadini; ed ancora l'incidenza dei costi di affitto per gli esercizi commerciali ed i pubblici esercizi e la profonda crisi del commercio al dettaglio e sempre più anche di quello ambulante», conclude Paissan.













Scuola & Ricerca

In primo piano