«Con l’educazione ambientale persone consapevoli e territorio sicuro»
L’impegno del Parco Adamello Brenta, che fu promotore del progetto Life Ursus: «Sincero cordoglio alla famiglia Papi, ora al lavoro per abbattere la possibilità di nuovi drammi»
STREMBO. «La tragedia del Monte Peller ci ha scossi profondamente, il Parco Naturale Adamello Brenta esprime il suo sincero cordoglio e la sua vicinanza alla famiglia di Andrea Papi per il dramma subito, ma quello che è successo ora deve spingerci ad accrescere ulteriormente il nostro impegno per minimizzare le possibilità che si verifichino altre situazioni conflittuali o drammatiche».
Lo scrivono in una nota Walter Ferrazza, Cristiano Trotter e Andrea Mustoni, rispettivamente presidente, direttore e responsabile delle attività di ricerca scientifica del Parco Adamello Brenta, uno dei soggetti promotori del progetto Life Ursus, che ha consentito la reintroduzione dell’orso bruno in Trentino. Oggi il progetto non è più gestito dal Parco ma dalla Provincia autonoma di Trento, anche se il Parco continua a fare la sua parte, soprattutto con attività di ricerca, monitoraggio ed educazione ambientale.
«Siamo convinti che, al di là delle decisioni da prendersi nell’immediato – continuano i dirigenti – sia necessario continuare a studiare, a fare ricerca, a cercare di capire perché certi eventi avvengono, e a confrontarci con i modelli offerti da altre realtà, pur nella consapevolezza che non si possono fare paragoni semplicistici fra territori diversi o specie diverse. Siamo inoltre convinti che una comunicazione corretta, trasparente e ‘laica’ sia la strada più giusta ed efficace per aiutare sia le genti trentine che i visitatori a vivere il nostro straordinario ambiente naturale in maniera sicura, attenta, consapevole. Per questo ci impegneremo a coltivare un ancora più stretto dialogo con le strutture provinciali competenti, con gli enti locali, con le comunità interessate. Moltiplicheremo il nostro impegno nelle scuole, nei sentieri assieme agli escursionisti, nelle nostre case del Parco, nei luoghi dove si concentrano i visitatori, per dare loro informazioni utili anche sulla presenza di grandi carnivori e per prevenire l’insorgere di situazioni potenzialmente ‘a rischio’».
«Tutto questo nella consapevolezza che l’uomo è parte della natura – prosegue la nota – che gli equilibri ecologici sono delicati e fragili e che, anche se le emozioni in queste ore sono tante e assolutamente comprensibili, è necessario muoversi con determinazione, lucidità e coerenza, unendo le forze e promuovendo ad ogni livello il necessario confronto e lo scambio di informazioni. Le basi del futuro rapporto con le specie animali, anche con gli orsi, non possono che nascere in questo modo: con la crescita delle conoscenze, la conseguente adozione di scelte condivise nella maniera più ampia possibile, la diffusione nella popolazione di regole e buone prassi chiare e comprensibili».