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Cellula jihadista in regione: condanna per terrorismo confermata in appello

L’uomo, presunto jihadista, in aula ha dichiarato: «Rifiuto il terrorismo». Il difensore pronto al ricorso in Cassazione. L’indagine era sulla cellula di Merano



BOLZANO. La Corte d'assise d'appello di Bolzano (presidente Klammer, a latere Paparella più sei giudici popolari) hanno confermato integralmente la condanna di primo grado, a 7 anni anni e sei mesi di reclusione, per Kamil Jalal Fatah, iracheno di 48 anni.

L'uomo era accusato di associazione a delinquere con finalità di terrorismo.

Si tratta di uno dei presunti jihadisti condannati assieme al mullah Krekar, il predicatore condannato a 12 anni dalla corte d'Assise di Bolzano per aver diretto una rete jihadista. Krekar per molti anni si era rifugiato in Norvegia.

Anche Kamil Jalal Fatah, difeso dall'avvocato bolzanino Christian Dorigatti, risiede in Norvegia, ma oggi si è presentato all'udienza a Bolzano, in un tribunale blindato per l'occasione, rilasciando delle dichiarazioni davanti alla corte: "Non sono uno jihadista ed anzi rifiuto il terrorismo" ha detto tra l'altro Fatah, dichiarandosi completamente innocente.

Il suo avvocato, che preannuncia ricorso in Cassazione, aveva chiesto l'assoluzione in quanto "l'accusa si basa solo su alcune intercettazioni che sono state male interpretate".

I giudici hanno invece accolto la richiesta di condanna avanzata dal sostituto procuratore generale Donatella Marchesini, confermando in pieno la condanna di primo grado. I giudici non hanno comunque disposto la detenzione in carcere e quindi Fatah rimane a piede libero fino a quando la sentenza non sarà definitiva. 

L'operazione che ha portato al processo era stata condotto dai carabinieri del Ros di Trento con la direzione della procura sempre del capoluogo.













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