Il caso

«Caso Pedri, le ostetriche non sono mai state ascoltate. Come mai?». Sindacati all’attacco

Diaspro e Cont (Cgil): «In settanta avevano scritto a Ferro, ma non hanno più ricevuto notizie. Clima lavorativo di gravi tensioni, intimidazioni e vessazioni»

LE LETTERE «Vivo un profondo stato d’ansia»



TRENTO. «Settanta ostetriche della sala parto e del reparto di ostetricia dell’Ospedale Santa Chiara avevano scritto una lettera al direttore sanitario Antonio Ferro, chiedendo di essere ascoltate in merito alla vicenda della dottoressa Sara Pedri e al clima lavorativo di gravi tensioni, intimidazioni e vessazioni che sembra essersi determinato nel reparto di ginecologia nel corso di questi anni», dicono Luigi Diaspro e Marco Cont della Funzione Pubblica Cgil del Trentino.

«Per tali audizioni, la Fp Cgil aveva inviato una nota specifica lo scorso 25 giugno con la richiesta di una convocazione per tutte le operatrici, e non solo su base volontaria, e su appuntamento, come si stava facendo per il personale medico. Richiesta che, sollecitata da alcune interessate, evidenzia la preoccupazione per possibili ripercussioni e ritorsioni a ulteriore conferma del clima di gravissima tensione esistente».

«Ebbene, a noi risulta che a oggi la Commissione interna dell’Apsp, presieduta dal dottor Ferro, non abbia ancora convocato queste professioniste, alimentando ulteriori motivi di apprensione e interpretazioni di varia natura che sicuramente non contribuiscono a rasserenare il clima ulteriormente compromesso a seguito dell’iniziativa della lettera di un “gruppo di professionisti del reparto” di qualche giorno fa.

Proprio la disponibilità a essere auditi tutti personalmente è l’occasione per evitare questa sorta di “chiamata alle armi”, come può apparire questa lettera, intempestiva e inopportuna quanto meno.

La Fp Cgil sollecita quindi che si proceda senza ulteriori indugi nel dare voce - in ambiti protetti e con le garanzie necessarie - a tutti i professionisti che a vario titolo lavorano in quel reparto, tutelando il loro diritto/dovere a raccontare quanto di loro conoscenza per contribuire a squarciare il velo di tensioni e intimidazioni che sembra paradossalmente aggravarsi di giorno in giorno. E ciò proprio a sostegno del buon lavoro e della qualità del reparto di ginecologia e di tutti gli addetti.

Ribadiamo inoltre la richiesta già formulata di estendere il monitoraggio sul clima lavorativo a tutti i settori dell’Apss, al fine di evidenziare per tempo eventuali e affatto improbabili ulteriori ambiti di difficoltà nelle relazioni tra colleghi e con i superiori gerarchici anche in altri reparti», concludono Diaspro e Cont.













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