Caso Pedri, il primario Tateo: “Io vittima di una campagna diffamatoria”
Il medico ha parlato attraverso i suoi avvocati: "Carriera trentennale, valuteremo ogni azione a tutela della reputazione"
TRENTO. Trasferito alla luce degli esiti della commissione d'indagine interna dell'Azienda sanitaria, che ha rilevato un'incompatibilità ambientale, l'ormai ex primario di Ginecologia del S.Chiara Saverio Tateo si difende attraverso i suoi legali.
Primario dal 2010 al S.Chiara, Tateo è finito nell'occhio del ciclone dopo la scomparsa lo scorso 4 marzo di Sara Pedri, la giovane ginecologa che lavorava nel suo reparto. La famiglia della dottoressa ha parlato di uno stato di profonda sofferenza vissuto da Sara sul luogo di lavoro, e da lì sono emerse altre testimonianze di lavoratrici, ginecologhe e ostetriche.
Ora Tateo prende la parola attraverso i suoi legali. "Scriviamo nell'interesse e a tutela del dottor Saverio Tateo vittima di una campagna mediatica di inusitata forza diffamatoria che, sulla base di illazioni, menzogne e strumentalizzazioni, ha inteso ed intende mettere in relazione la dolorosa vicenda della scomparsa della dottoressa Sara Pedri con il ruolo e la funzione rivestita dal dottor Tateo in qualità di Direttore dell'U.O. Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Trento. Un circuito mediatico che sembra proprio teso a ricercare una sponda giudiziaria al fine di replicare, ancora una volta, quel circolo vizioso destinato a consumare l'indebita sostituzione del giudizio mediatico a quello dei Tribunali, sulla base di una rappresentazione falsa, unilaterale e spesso demonizzante della persona coinvolta". Lo scrivono in una nota i legali di Saverio Tateo, l'avvocato Vincenzo Ferrante e l'avvocato Salvatore Scuto.
"Il dottor Tateo, sino ad oggi, ha evitato ogni esposizione mediatica nell'intento di non interferire con le attività di indagine e accertamento compiute sia dall'Autorità Giudiziaria sia dalla Direzione Generale dell'Ospedale. Egli, però, ha prontamente fornito ogni elemento in suo possesso all'Autorità Giudiziaria e ha prestato la massima collaborazione nei confronti della Direzione dell'Ospedale, al fine di fare chiarezza su quanto fosse eventualmente accaduto sul luogo di lavoro durante i pochi mesi in cui la dottoressa Pedri ha operato, in prova, presso il reparto da lui diretto; elementi che convergono tutti verso la radicale esclusione di qualsiasi nesso di causalità tra la scomparsa della dottoressa Pedri e l'attività e la funzione da egli svolta in qualità di Direttore dell'Unità Operativa", proseguono i legali.
"A fronte di ciò abbiamo riscontrato, e riscontriamo a tutt'oggi, che continuano ad apparire dichiarazioni ed interviste sugli organi di stampa, intese indebitamente ad anticipare conclusioni ancora tutte da verificare, posto che nulla è stato mai contestato al dottor Tateo, né dall'autorità inquirente, né dal proprio datore di lavoro. Si alimenta così un gravissimo fenomeno di naming and shaming cui è vittima il nostro assistito e contro il quale valuteremo ogni azione giudiziaria necessaria per la tutela della sua reputazione. Allo stesso modo tuteleremo l'opera svolta dal dottor Tateo in dieci anni di direzione del reparto nell'arco di una carriera trentennale, che lo ha visto operare in Italia e all'estero, sempre esclusivamente all'insegna della tutela della salute delle pazienti, assicurando quegli elevati standards di prestazione del servizio sanitario pubblico, che hanno fatto dell'U.O. Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Trento un reparto di assoluta eccellenza in Italia", conclude la nota degli avvocati Ferrante e Scuto.