Braccianti, le prove bruciate dal padrone
Il registro delle ore nei campi è stato però fotografato. I giovani bosniaci: "Temevamo che nessuno ci credesse"
TRENTO. "Temevamo che nessuno ci credesse". Da un paese nel cuore dell’ Europa parlano i tre ragazzi stranieri al centro della storia di sfruttamento e degrado in un’ azienda agricola di Levico denunciata dalla Fai Cisl. Ma le prove ci sarebbero. Ci sono delle foto ed anche un video che confermerebbero che cosa hanno passato, per anni, i giovani braccianti stranieri, il più vecchio oggi ha 35 anni il più giovane 22, al soldo di un contadino trentino.
La foto è quella di un quaderno dove il datore di lavoro registrava tutte le ore che i giovani passavano in campagna: 270 al mese ma anche le 2. 293 ore al mese che uno dei ragazzi era arrivato a lavorare nel 2016. Il quaderno era il registro del contadino che li avrebbe sfruttati, questa la versione del sindacato.
Una volta saldato il pagamento, 4,50 euro all’ora, però, il contadino quel quaderno lo bruciava “per scaramanzia”. Diceva così ai suoi braccianti il datore di lavoro, “per scaramanzia”, forse proprio per non passare dei guai, appunta la Fai Cisl. Ma le foto ci sono. Così come c’è anche un video.