Bimbo avvelenato dal formaggio contaminato: dottoressa del S.Chiara rinviata a giudizio
Al piccolo, che aveva 4 anni, venne diagnosticata la sindrome emolitico-uremica: è ridotto in stato vegetativo. Per l’accusa la professionista avrebbe rifiutato un consulto a un collega ritardando la diagnosi
TRENTO. Lesioni personali colpose gravissime in attività medica e omissione di atti d'ufficio: questi i reati contestati alla dottoressa dell'ospedale Santa Chiara di Trento che - secondo l'accusa - nel giugno 2017 avrebbe rifiutato di fornire un consulto ad un collega che si stava occupando di un caso delicato.
Era infatti in corso la valutazione di un bimbo che si era sentito male dopo aver mangiato un formaggino contaminato da escherichia coli (un batterio contenuto nel latte crudo). Il bambino è ora ridotto ad uno stato vegetativo insanabile.
La dottoressa è stata rinviata a giudizio. Il processo dibattimentale si aprirà ad aprile. Al piccolo, che all'epoca aveva solo 4 anni, due giorni e mezzo dopo il ricovero venne diagnosticata la Seu, la sindrome emolitico-uremica.
Come indica l'Iss, Istituto superiore di sanità, «il decorso della Seu può essere rapido per cui è importante intervenire molto tempestivamente ricorrendo a centri ospedalieri di riferimento specializzati (reparti di nefrologia, dialisi, pediatrie)».
Per questo motivo, per il diniego al consulto che avrebbe comportato la mancata tempestività nella diagnosi, il papà del bambino aveva presentato un esposto contro la dottoressa che - riferì il genitore - aveva detto di essere «occupata e stanca». Una vicenda drammatica, per la quale nel dicembre scorso sono stati condannati per lesioni personali gravissime l'ex presidente del caseificio sociale di Coredo Lorenzo Biasi e il casaro Gianluca Fornasari: il giudice di pace di Cles Daniele Bonomi ha comminato loro la pena di 2.478 euro di multa, oltre al pagamento di tutte le spese processuali.