Sgarbi: «Abbattere il Quisisana? Come distruggere un Segantini» 

Il critico d’arte allunga la lista dei contrari: «Non si possono eliminare i luoghi della memoria» Poi candida l’ex sanatorio a sede della sua collezione di opere. Mauro Ottobre primo “sponsor”



ARCO. «Distruggere il Quisisana sarebbe come distruggere una sinfonia di Mahler, un romanzo di D’Annunzio o una tela di Segantini. Chi mai lo farebbe?». Vittorio Sgarbi, il critico d’arte da poco indicato dal governatore Maurizio Fugatti alla presidenza del Mart, entra così, a modo suo, nel dibattito sul futuro dell’ex sanatorio. Non solo, Sgarbi ribadisce – lo aveva già detto in autunno, “sponsorizzato” dall’amico Mauro Ottobre – che proprio il Quisisana potrebbe essere la sede ideale della Fondazione Sgarbi Cavallini, l’ente (creato in memoria dei genitori) che raccoglie l’importante collezione privata del critico ferrarese.

L’ipotesi di demolizione del Quisisana (che oggi versa in uno stato di degrado pesante) è stata formulata dal sindaco Alessandro Betta, una decisione che Betta affiderebbe ad un referendum. Sino ad oggi, in verità, la proposta ha raccolto soprattutto critiche negative. Alle quali si aggiunge anche quella Sgarbi.

«Non c’è niente di più abominevole che immaginare di distruggere un luogo che è una memoria storica – commenta il critico - tra l’altro, nonostante l’autonomia di cui gode la Soprintendenza trentina (il Quisisana è un bene posto sotto tutela ndr), non credo che l’abbattimento otterrebbe l’approvazione dell’ente pubblico». «La mia posizione – prosegue Sgarbi - è identica a quella del mio vecchio amico Michelangelo Lupo (che nei giorni scorsi ha sonoramente bocciato su queste pagine l’ipotesi dell’abbattimento ndr), e cioè un edificio storico di fine Ottocento è come una sinfonia di Mahler o un dipinto di Segantini. Quando prospettano questi abbattimenti, dovrebbero cominciare a valutare che le arti sono parallele: chi distruggerebbe un romanzo di D’Annunzio, una sinfonia di Mahler o un dipinto di Segantini? L’architettura è nello stesso periodo esattamente equivalente. Non si può immaginar di privarsi di un patrimonio che ha più di 100 anni ed è parallelo a Segantini, Mahler e D’Annunzio. Un manoscritto di D’Annunzio del 1905 non è che lo si butta via. Per l’architettura, invece, capita ogni tanto che si distrugga un edificio di più di 100 anni in nome della necessità, per fare magari poi una schifezza».

Vittorio Sgarbi rilancia poi l’ipotesi di realizzare proprio al Quisisana la sede della Fondazione Sgarbi Cavallini, ente che raccoglie la collezione privata del critico, comprese numerose opere di grande valore del Cinquecento e del Seicento: «La Fondazione è la misura della mia avvedutezza: nonostante io sia uno molto spericolato per la vita, tutto quello che ho guadagnato nel corso degli anni l’ho destinato ad acquistare opere d’arte che sono state inserite nella Fondazione e che avranno un vincolo dello Stato, che è in corso, e quindi diventeranno un bene pubblico. Arco, per la posizione che occupa, al confine con Lombardia e Veneto, potrebbe essere una soluzione ideale». Anche se, Sgarbi non lo nasconde, sulla destinazione della Fondazione pesa la tempistica: «Vorrei una soluzione in 4, massimo 5 anni».

Sponsor principale di questa soluzione è Mauro Ottobre: «Con il consigliere Nerio Giovanazzi e l’assessore Carlo Daldoss avevo fatto togliere l’obbligo di destinazione pubblica del bene – spiega il leader di Ad – ora, con le nuove leggi provinciali, si può pensare ad un bando pubblico-privato dopo aver sottoscritto un protocollo d’intesa con Sgarbi. Già due anni fa c’era un imprenditore interessato all’operazione, pronto ad accollarsi le spese di ristrutturazione, che verrebbero recuperate grazie agli ingressi, secondo Sgarbi non meno di 100mila all’anno». Il tutto in una partita che per Ottobre comprenderebbe anche l’auditorium: «Per il teatro c’è già Riva. Lì dobbiamo fare un edificio che possa ospitare master universitari nell’ambito della cultura». Per Ottobre è ovvio che tutto ciò accadrà dopo le elezioni del 2020: «Ho posto la questione con un ordine del giorno quando ero presidente del consiglio comunale di Arco, ma sia Betta che Miori me l’hanno bocciato».(g.f.p.)

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