Santa Barbara e il Monte Velo: uno scrigno poco celebrato
Riva. Elvio pederzolli dell’associazione culturale trentino storia territorio, ci racconta di una zona poco celebrata, ma molto frequentata e carica di storia e di leggende. «località di passo santa...
Riva. Elvio pederzolli dell’associazione culturale trentino storia territorio, ci racconta di una zona poco celebrata, ma molto frequentata e carica di storia e di leggende. «località di passo santa barbara e monte velo, lungo la antichissima via che collega il basso sarca con la valle dell’adige. nella bella stagione, il piccolo, dolce e panoramico altopiano è meta di ciclisti, di escursionisti, di famiglie a passeggio e contadini che ricavano prodotti biologici tra le trincee della grande guerra sul monte creino. gruppi di seconde case, un paio di agriturismi, e su, verso la chiesa di s. antonio, una frequentatissima zona per picnic. su tutto signoreggia il monte stivo, dove si racconta ancora che gli stregoni si diano appuntamento per scatenare temporali. nei mesi invernali, falliti alcuni passati tentativi legati ad un turismo diverso, è il silenzio il padrone dei luoghi.
Luoghi peraltro segnati da numerose, seppur passate, vitalità, quali chiesette e segni del sacro (la citata s. antonio o l’antichissimo eremo dei santi giacomo e silvestro, o la chiesa di san francesco da paola). ricordi di transumanze, di fienagioni, di legname e carbone che gli asini di malga zanga riproducono con l’eco dei loro zoccoli lungo le vie di sempre.
La vecchia colonia parrocchiale e la più recente casa di preghiera di castil, ci ricordano che in montagna il cielo sembra più vicino. nel bene, quando splende il sole, come nel male, quando gli stregoni del monte stivo scatenano le loro ire funeste. arcigni, i ruderi di un castello dominano l’intera zona. sconosciuto ai più, sebbene il suo soprannome, castìl appunto, sia sparso per tutta la plaga sottostante, il vecchio maniero di castellino è la giusta presenza che raccorda i passaggi dell’uomo con le tracce della prima guerra mondiale. compare nelle cronache medievali come possesso dei conti di arco. non siamo davanti alle vestigia di una fortezza imperiale o al krak dei cavalieri … ma ad una piccola, efficace, e semplice, rocca alpina. i ruderi ci mostrano una torre in vetta al dosso attorniata da una cinta e alcune strutture di servizio. non a caso, ricorda la rocca sulla vetta del castello di arco, o la base del castello di restòr (sempre dei conti di arco) nel bleggio. decaduto come fortificazione, diventa base di appoggio per le stagioni di caccia, sino alla sua fine, decretata, come per tanti castelli della zona, dalle truppe francesi di quel monsieur general vendòme. poi è l’oblio, soprattutto negli ultimi anni. ma tra le pieghe del terreno e della sua storia, castellino racconta vicende che manieri apparentemente più importanti di lui possono solo vantare di possedere.
I resti preistorici trovati nei suoi pressi offrono tra i più antichi segni alfabetici delle alpi. ruderi, quelli di castellino, che affondano le radici sin dalla antichità. e, tra le pagine di una sua storia mai ancora scritta per davvero, anche uno degli avvistamenti più recenti e meglio documentati di fantasmi. è l’ottobre 1857, e i proprietari di un fondo ingaggiano quattro boscaioli della vallarsa per tagliare vecchie piante di faggio ai bordi del viale che porta al castello, poco sopra, sul suo dosso. a parte qualche esplosione anomala, la giornata lavorativa, per i quattro boscaioli, procede serena. sino alla mezzanotte quando, coricatisi per tempo nella casetta messa loro a disposizione, vengono svegliati e terrorizzati da tonfi, passi, gemiti e strattoni. nonostante la nottata pressoché insonne, i quattro resistono e, la mattina seguente, procedono con i lavori. sino alla serata, quando tutto l’orrore possibile si reimpossessa della loro dimora. ed è la fuga, la fine dei lavori, e di mille racconti che per qualche tempo occupano le cronache ed i pettegolezzi arcensi. ma nessuno, nessuno, ha più continuato quel lavoro. ed è un dato di fatto che si reputa interessante. ci sarebbe ancora da raccontare qualcosa, in merito, ma perdonate: vogliamo prima che quel posto lo andiate a visitare. subito sopra malga zanga».