«Non ci sono le prove dell’uso di frasi volgari»
RIVA. È di qualche giorno fa la notizia dell’assoluzione anche in appello, dopo il primo grado di giudizio, dell’allenatore fragliotto Santiago Lopez che ha messo fine alla vicenda giudiziaria sui...
RIVA. È di qualche giorno fa la notizia dell’assoluzione anche in appello, dopo il primo grado di giudizio, dell’allenatore fragliotto Santiago Lopez che ha messo fine alla vicenda giudiziaria sui presunti metodi vessatori dell’allenatore nei confronti di un allievo. Adesso sono state rese pubbliche le motivazioni dei giudici che hanno nuovamente accolto le argomentazioni della difesa. «Riesaminati gli atti acquisiti nell’ambito dell’inchiesta della Procura Federale alla luce dei verbali delle deposizioni rese nel corso dell’udienza dibattimentale di primo grado - si legge nelle motivazioni - non sussiste alcuna prova concreta della condotta ascritta al Lopez ed in particolare dell’uso da parte sua di espressioni scorrette o volgari nei rapporti con i giovani affidati alla sua cura, sorveglianza e istruzione». Per i giudici quanto affermato nell’esposto dalla madre dell’allievo non trova alcuna conferma, anzi è stata trovata espressa contraddizione, si legge nella motivazione, nella deposizione resa in dibattimento dalla testimonianza di riferimento. La Corte, poi, non esclude un possibile coinvolgimento emotivo da parte dell’allievo minorenne visto che la madre era «sistematicamente impegnata in una controversia con l’allenatore». Pertanto, conclude la sentenza del tribunale, «non risulta agli atti prova della condotta attribuita al tesserato sia quale generica ma costante tendenza alle offese verbali nei confronti degli allievi sia per quanto attiene all’evento specifico».
In appello, nello stesso giudizio, è stata anche rovesciata la sentenza di primo grado relativa ai fatti denunciati da un’ex socia legati all’assemblea della Fraglia della Vela del 31 marzo dello scorso anno. Nell’occasione la donna, madre di un’ex allieva, aveva denunciato alla giustizia sportiva che nel corso dell’assemblea le era stato negato lo status di socia, che a suo dire era invece pacifico guardando gli elenchi. In primo grado la Fraglia è stata condannata con la “deplorazione”, ovvero la sanzione disciplinare meno grave. Le argomentazioni portate in appello dai legali della Fraglia sono state accolte in pieno e la sanzione è stata cancellata.