«Mattia era un inno alla vita»
Canti, applausi e palloncini bianchi per l’ultimo, commosso saluto a Dro
DRO. Hanno voluto salutarlo con la parola “gioia” a fior di labbra, i famigliari e gli amici di Mattia Zanella, tra applausi, canti e palloncini bianchi.
Scomparso lo scorso sabato, in seguito ad una crisi respiratoria, Mattia aveva 35 anni ed era affetto, fin dalla nascita, da una forma di disabilità insorta per complicanze durante il parto, che gli avevano causato una grave asfissia e la quasi totale immobilità. «Ma la sua, pur essendo una vita diversa da quella fatta di apparenze che siamo abituati a vedere oggi in televisione e che siamo abituati a credere un modello di felicità» - ha affermato ieri pomeriggio, durante l’omelia, don Stefano Anzelini - «non era una vita a metà rispetto alle altre. Al contrario, anzi, questo giovane ragazzo ha insegnato a chi lo ha incontrato a non fissare lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, dimostrando di saper cogliere la bellezza della vita». Nonostante le complicanze legate alla malattia, infatti, ha continuato don Stefano, parafrasando una citazione tratta dalla copertina del libro ”Da quando tu ci sei io ci sono”, edito Erickson Live, diario in cui la mamma, Bruna Cavedon, racconta il suo percorso e i suoi pensieri, «Mattia ha vissuto, ma ha anche fatto vivere chi lo ha conosciuto. Coi suoi sorrisi e i suoi sguardi ha dato tanta gioia a tutti».
Un affetto, quello che il giovane aveva saputo creare attorno a sé, dimostrato dalle navate gremite della parrocchiale di Dro, ma anche, e soprattutto, le tante belle parole delle sue insegnanti, degli amici e dei parenti, che ne hanno ricordato i silenzi pieni di significato, l’allegria e la forza d’animo. «Eri come quel bastone che ho trovato all’inizio del cammino di Santiago, quando ti ho incontrato» - ha ricordato un’amica - «così fragile che pensavo si spezzasse al primo tocco, così forte da avermi accompagnato fino ad oggi, quando te ne ho regalato un pezzo, perché lo portassi con te nel tuo prossimo viaggio. Gli altri pezzi andranno ai tuoi genitori, ai tuoi zii e ai tuoi nonni». Intervenuto, a concelebrare la Messa, anche don Alberto, della parrocchia di Ancona, che ha ricordato «il grande cuore di Mattia, capace di aprire il cuore anche a chi lo incontrava», mentre padre Franco Pavesi, di Varone, ha portato il suo saluto e il suo ringraziamento alla famiglia. «Piuttosto che le sofferenze, ricordiamo le gioie; piuttosto che un addio, vediamo una Pasqua» - ha aggiunto ancora don Stefano, chiudendo una funzione fatta di bei ricordi e di canti allegri, e conclusa, all’uscita dalla chiesa, da una serie di palloncini bianchi liberati in cielo.