Incredulità per la morte di Doro 

Ledro, l’assessore Fedrigotti: «Raro esempio di disinteressata disponibilità»



LEDRO. Dolore ed incredulità hanno destato in valle di Ledro la tragica scomparsa di Isidoro “Doro” Segalla, il conosciuto settantunenne di Lenzumo e da qualche anno residente a Tiarno di Sotto, che è avvenuta probabilmente nella giornata di domenica, ma il corpo è stato rinvenuto solo lunedì pomeriggio oltre 200 metri sotto il sentiero che collega Bocca di Saval al rifugio Pernici. Usiamo il condizionale perchè “Doro”, per consolidata abitudine, era un solitario e, malgrado lo stretto viottolo fosse molto frequentato (negli ultimi tempi anche da spericolati bikers), nessuno ha assistito alla tragedia. Il sentiero, numero 413 della Sat, è stata ricavato lungo un ripido pendio inerbato, privo di ripari e se si scivola oltre lo stretto calpestio si “vola” inesorabilmente in basso per almeno alcune centinaia di metri. In passato prima dello sventurato “Doro”, analoga sorte era toccata ad una turista tedesca ed al messo comunale di Concei Roberto Segalla. Se per ora, sulla morte nulla è emerso, con certezza si conosce, invece, la partenza di Isidoro Segalla per i “suoi” monti di Concei. Un dirimpettaio della sua abitazione a Tiarno di Sotto, Claudio Pregl, contitolare del ristorante “Baita Santa Lucia” nell'omonima località di Bezzecca, rammenta che «domenica scorsa, erano circa le otto quando ci siamo incontrati sulla porta di casa, aveva l'immancabile zaino quando compie escursioni montane ed è partito con il suo Suzuki “Swift” parcheggiato davanti a casa, 'automezzo non l'ho più visto alla sera, né nei due giorni seuenti. In passato “Doro” è stato un habituè del mio locale in quanto veniva a salutare mio padre Guido». Il fuoristrada è stato trovato nel parcheggio di malga Trat, punto terminale degli automezzi che salgono da Lenzumo, e pare che fosse arrivato da tempo. La data del funerale non è stata fissata dai fratelli di Isidoro Segalla (non era sposato) Davide e Romano.

Sul tragico evento l'assessore Fabio Fedrigotti ha inviato una nota: «Isidoro, dopo una vita di duro lavoro, conoscitore delle montagne in ogni suo angolo, ha prestato gratuitamente la sua opera per ripristinare e restaurare sentieri, gallerie, trincee, camminamenti nel segno del fare e non solo del lamentarsi o nel parlare delle cose senza "metterci la propria schiena". Raro esempio di disinteressata disponibilità per il ripristino storico-culturale dei resti della grande guerra». (a.cad.)















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