«Ho famiglia, non potevo ribellarmi» 

La testimonianza dei lavoratori. Ianeselli (Cgil): «Superato il limite della dignità umana». Avanzo (Cisl): «Vicenda incommentabile»



RIVA. Ieri il Sushiko era regolarmente aperto ed affollato. E i dodici dipendenti al lavoro, mentre dietro al bancone del bar c’è la moglie di uno dei titolari arrestati. Tra i lavoratori c’è timore a parlare e una certa sorpresa per l’interesse mediatico attorno alla loro vicenda.

Ancora non capiscono cosa sia accaduto: «Non sappiamo niente, ieri (mercoledì per chi legge ndr) sono arrivate le forze dell’ordine. Forse perché eravamo tanti in casa, forse per il lavoro... non sappiamo, adesso dobbiamo parlare con un avvocato», dice uno dei dipendenti. Dopo l’orario di chiusura incontriamo uno dei dipendenti che se ne va in bicicletta. Chiediamo, insistiamo: ma perché non vi siete ribellati, perché non avete fatto denuncia? «Ho una moglie da mantenere, l’affitto da pagare, lavoro solo io. E loro avevano quel foglio bianco in mano...». Il foglio bianco altro non è che la lettera di dimissioni firmata in bianco, un’arma che secondo l’accusa sarebbe stata usata dai due titolari contro i lavoratori: «Ne hanno mandati via due...». Il dipendente del Sushiko sale poi in sella e si allontana.

Secca la condanna dei sindacati. Proprio all’inizio della scorsa estate, con un picchetto a pochi passi dal Blue Garden, la Cgil aveva lanciato la campagna contro il ricorso a contratti pirata nel settore del turismo. «Le condizioni in cui queste persone sono state costrette a lavorare sono indegne. - dice Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil - Qui non è solo una situazione di sfruttamento, già di per sé molto grave, sembra esserci qualcosa di peggio. In questa vicenda si è superato il limite dell'umana dignità. Un grande plauso alla Guardia di Finanza che è intervenuta a tutela dei dipendenti e contro i loro aguzzini». «Negli ultimi mesi le forze dell'ordine e gli organismi ispettivi dell'Inps, hanno più volte evidenziato casi di pesante irregolarità. Più volte, anche da parte nostra, si è denunciata la presenza di società che forniscono manodopera nel turismo attraverso appalti illeciti e che non pagano i contributi ai lavoratori. Tutti gli attori, siano essi pubblici o privati come nel caso nostro o delle associazioni degli imprenditori, devono vigilare e informare sullo sfruttamento legato al lavoro nero e sulle conseguenze pesanti che produce alle persone e alle stesse imprese che operano correttamente. Non si può fare finta che il fenomeno non esista o che non ci riguardi da vicino».

«Una vicenda talmente fuori dalle regole che non si può neppure parlare di rapporti di lavoro - dice Lamberto Avanzo, della Fisascat Cisl - qui siamo a livello di sfruttamento da reparti tessili dell’Ottocento. Davvero una vicenda incommentabile».

(g.f.p.)













Scuola & Ricerca

In primo piano