Il caso

Appalto Cup, protesta Fiom sotto il consiglio provinciale: «140 posti di lavoro a rischio, a pagare saranno le donne»

Guarda: «Chi vince l’appalto non avrà nessun obbligo e potrà delocalizzare». In aula la mozione delle minoranze chiede la modifica del bando di gara (foto archivio)



TRENTO. Centoquaranta posti di lavoro in Trentino cancellati. È questo l'impatto che rischia di avere, prevalentemente sull'occupazione femminile, il nuovo appalto per la gestione del Cup, il Centro unico di prenotazioni dell’Azienda sanitaria.

«La Provincia, ignorando le proteste delle lavoratrici e della Fiom - sottolinea una nota della Fiom Cgil - ha bandito la gara per il rinnovo dell'appalto senza nessuna soluzione che possa impedire la delocalizzazione dei posti di lavoro, in altre regioni o persino all'estero». Per questa ragione oggi (24 gennaio) la Fiom ha organizzato un presidio in piazza Dante mentre in consiglio provinciale si discute una mozione delle minoranze che chiede la modifica del bando di gara o il suo ritiro.

«Il bando così come è stato scritto, in pratica, permette di bypassare tutte le clausole sociali sulle garanzie occupazionali - spiega il segretario provinciale della Fiom Michele Guarda -. Un servizio come quello del Cup è 'remotizzabile': chi vince potrebbe adempiere all'obbligo previsto dal capitolato di formulare le offerte di assunzione, ma potrebbe offrire come sede di assunzione, ad esempio, Nuoro o persino Tirana, costringendo le lavoratrici a rinunciare e a perdere il lavoro. A pagare saranno le donne, che rappresentano la quasi totalità degli addetti Cup. Con buona pace dei proclami per sostenere e incentivare l'occupazione femminile in Trentino. Pur essendo scritte nero su bianco, dunque, ad oggi quelle clausole sociali sono scritte sulla sabbia".

Attualmente sono quattro le sedi in Trentino, a Trento, Castel Tesino, Ossana e Luserna. Tra gli addetti ci sono lavoratrici che operano al Cup da oltre vent'anni. Il sindacato chiede che nel bando di gara vengano previste soluzioni tecniche che, nel rispetto delle normative europee sulla concorrenza, garantiscano il mantenimento dei posti di lavoro in Trentino e scongiurino il rischio di delocalizzazione.













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