Anziana uccisa e fatta a pezzi, la figlia fermata non risponde ai pm
"Ho fatto un disatro". Il delitto nel milanese scoperto dall’altra figlia della vittima che vive da tempo a Trento (foto Ansa)
MILANO. Uccisa e fatta pezzi. Lo scempio del cadavere forse come ultimo atto di un dramma cresciuto ed esploso nel tempo. Un delitto terribile quello scoperto a Melzo, in provincia di Milano, e per il quale è stata sottoposta a fermo la figlia della vittima.
Un corpo trovato dopo due mesi in decomposizione, parzialmente sezionato con una sega, i pezzi in una vasca, e scoperto dopo l'intervento di una delle altre due figlie della vittima che vive in Trentino.
In carcere, per rispondere dell'ipotesi di omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere si trova Rosa Fabbiano, di 58 anni, che si occupava di accudire la madre e aveva le chiavi dell'abitazione.
I Carabinieri di Milano, coordinati dalla Procura della Repubblica, stanno scavando nella vita di questa famiglia, dato che il contesto di questo atroce delitto è ancora tutto da chiarire. A partire dall'identità del cadavere, al momento solo presunta e forse magari scontata, ma difficile da accertare per via dell'avanzatissimo stato di decomposizione, alle cause di morte (per ora si ipotizza l'asfissia, ma non per strangolamento), fino al movente: oltre all'esasperazione per una vita difficile, con l'anziana non autosufficiente e afflitta da una grave demenza senile, e con tutto il peso della cura addosso a una sola delle tre figlie, che doveva accudire anche il marito disabile e che versava in precarie condizioni economiche.
Lucia Cipriano, di 84 anni, è stata trovata uccisa nel suo appartamento in una palazzina di via Boves, a Melzo, ieri mattina poco dopo le 10. La figlia minore, che abita a Trento (un'altra risiede a Melzo e quella fermata e ora accusata a Mediglia, sempre nel Milanese), da tempo non riusciva a contattare la mamma e la scusa che aveva inventato la sorella, ovvero che si fosse reso necessario un trasferimento in una Rsa, non reggeva più.
Così è venuta di persona a verificare le sue condizioni, il 26 maggio, e ha trovato la sorella che con un comportamento molto sospetto ha cercato di tenerla lontana dalla casa, e che una volta dentro non le ha permesso di aprire la porta del bagno. Un comportamento così strano da mettere perfino paura alla parente, fino a quando la sorella maggiore ha avuto un cedimento e le ha detto di aver "fatto un disastro" chiedendo di essere portata "dai Carabinieri".
Così le due sono salite in auto ma mentre si recavano in caserma la donna ha avuto una crisi cominciando a urlare e tentando di scappare nei campi.
A quel punto la sorella minore ha chiamato i militari che dopo averla rintracciata si sono fatti accompagnare nella casa e hanno fatto la macabra scoperta del corpo nella vasca, coperto da un telo di plastica sigillato con del nastro adesivo che tra l'altro potrebbe aver provocato la morte dell'anziana, già debilitata, per asfissia. Anche di fronte a loro la donna ha fatto parziali ammissioni, ma poi ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
I carabinieri hanno anche trovato i vestiti che l'anziana indossava, parzialmente bruciati, oltre alla sega usata per sezionare il corpo, e ora tutto è sottoposto a perizie scientifiche per vedere se dalle impronte risultino corrispondenze e se magari qualcun altro possa aver aiutato la presunta responsabile nell'omicidio.
Del fumo, tra l'altro, era stato notato da un vicino uscire dall'appartamento verso metà aprile, un periodo compatibile con i giorni successivi al delitto. In attesa dell'esame di antropologia forense sui resti, la donna si trova nel carcere di San Vittore.