Sulla casa di riposo si dividono le opposizioni
Arco. Il dibattito politico torna ad alzarsi di tono nella dialettica fra maggioranza e opposizione, in particolare sull’interrogazione relativa alla situazione della Fondazione Comunità presentata l’...
Arco. Il dibattito politico torna ad alzarsi di tono nella dialettica fra maggioranza e opposizione, in particolare sull’interrogazione relativa alla situazione della Fondazione Comunità presentata l’altro giorno dai consiglieri di minoranza.
Bruna Todeschi, Lorenza Colò, Mauro Ottobre, Andrea Ravagni e Giovanni Rullo hanno replicato al sindaco, che ne aveva criticato l’opportunità («Betta dovrebbe sapere che fare interrogazioni, oltre che utile, è prerogativa in capo ai consiglieri comunali, per i quali deve avere rispetto»), e a Max Amistadi, consigliere di amministrazione della casa di riposo: «Max Amistadi – si legge nella nota diffusa ieri – dimostra chiaramente di non aver letto la nostra interrogazione, che è stata presentata proprio per la totale mancanza di dati forniti ai consiglieri comunali e alla popolazione sulla Rsa arcense: da parte nostra vi è la massima stima e gratitudine per tutti i dipendenti, che secondo Amistadi “in una situazione di estrema emergenza si sono trovati a operare senza alcun tipo di difesa”, fatto grave che già conoscevamo, e da lui ribadito, e in merito al quale discuteremo nelle opportune sedi».
Tra i firmatari della replica non compaiono però né Claudio Del Fabbro né Daniele Braus, e non per sbadataggine o dimenticanza: «Noi non abbiamo firmato questa nota – ha spiegato Del Fabbro, parlando anche a nome del suo compagno di gruppo – perché non abbiamo intenzione di partecipare ad alcun tipo di polemica sulla Fondazione, mentre è in corso un’emergenza così drammatica come quella che stiamo vivendo. Avevamo condiviso l’interrogazione semplicemente per poter entrare in possesso di dati utili a futuri ragionamenti, da fare solo una volta terminato questo periodo di crisi. Ci teniamo a confermare e ribadire la nostra vicinanza ai tanti operatori che stanno dando cuore e anima, a rischio della propria vita, per salvare quella degli altri. Oggi li dobbiamo lasciar lavorare senza appesantire ulteriormente la pressione su di loro. Quando tutto sarà finito, ci sarà tempo per fare considerazioni e capire cosa è accaduto. Ma ora no, noi non ce la sentiamo». G.R.