Riposa in Italia il rivano trovato in Russia 

I resti di Lino Omezzolli tumulati nel sacrario militare friulano di Cargnacco. Presente alla cerimonia anche il sindaco Mosaner



CARGNACCO (UDINE). Da ieri le spoglie di Lino Omezzoli, il fante rivano scomparso in Russia nel dicembre del 1942, riposano nel Tempio Sacrario di Cargnacco a Pozzuolo del Friuli, in provincia di Udine. Dopo 76 anni i resti, ritrovati nel 2014 nei pressi della città di Krasnogorovka (oggi Ucraina), sono rientrati in Italia con un volo militare atterrato a Venezia e ieri si è tenuta la solenne cerimonia nella località friulana. Con Lino Omezzolli, hanno trovato finalmente dimora in patria i resti di altri 99 militari italiani: solamente 6 (compreso Omezzolli) hanno un nome grazie alla piastrina di riconoscimento che ogni soldato indossava.

A Cargnacco c’era Gianni Omezzolli, nipote di Lino, a lungo capogruppo degli alpini di Riva. Con lui la sorella Giulia, l’attuale guida delle penne nere rivane, Fabrizio Angelini, Tommaso Zona, Luigi Baroldi e due penne nere trentine con il vessillo sezionale di Trento. Con la delegazione degli alpini rivani c’era anche il sindaco di Riva del Garda, Adalberto Mosaner, che ha partecipato alla cerimonia con il gonfalone della città, a sottolineare l’importanza dell’evento.

I resti dei cento soldati italiani scomparsi in Russia sono stati accompagnati da altrettanti militari in armi. Salutate dalla fanfara alpina della Julia, le spoglie hanno raggiunto la chiesa dove è stata celebrata la messa. Poi la tumulazione nel sacrario. Un momento solenne e particolarmente commovente, soprattutto per i famigliari dei defunti identificati, che ormai avevano perso ogni speranze di poter riportare in patria i propri cari.

Lino Omezzolli, classe 1910, risultava disperso dal dicembre 1942 e il suo nome figura tra quelli scolpiti nella pietra che, all’esterno della chiesetta alpina di San Michele a Riva, ricorda i militari di casa che non sono più stati ritrovati. Lino, fante del reggimento Pasubio, nel luglio del 1941 partì per la disastrosa campagna di Russia, costata - stime ufficiali - tra i 90 e i 100 mila morti all’esercito italiano. Dalla Russia non ha mai fatto ritorno, sino a quando nel 2014 Gianni Omezzolli non viene contattato da Ferdinando Sovran, un socio dell’Ana che ha dedicato molti anni alla ricerca degli scomparsi. È Sovran a dire a Omezzolli, incredulo e commosso, che i resti dello zio (lo dimostra la piastrina) sono stati ritrovati a Krasnogorovka. Un ritrovamento compatibile con le vicende belliche dell’epoca, visto che in quei giorni (dal 25 al 28 dicembre 1942) il reggimento Pasubio era impegnato nella conquista della città oggi ucraina. Lì con ogni probabilità perse la vita.

Con la cerimonia di ieri si è chiuso un cerchio lungo 76 anni. (g.f.p.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano