Piccole chiese recuperate, l’opera di don Giacometti
Da anni, con i volontari, lavora al restauro di tanti edifici sacri della val di Ledro «Ogni estate celebro la messa alternativamente a S.Giorgio, S.Angela e S.Elisabetta»
LEDRO. Monsignor Umberto Giacometti, tiarnese doc, una vita dedicata al Collegio Arcivescovile per la formazione di generazioni di giovani trentini ed una grande passione per le testimonianze di fede lasciate dai nostri avi. È proprio grazie a questa passione che tre chiese di Tiarno di Sotto, negli ultimi decenni hanno trovato nuova vita.
È lui stesso che racconta che tutto ebbe inizio con la chiesetta di San Giorgio; prima da ragazzo, poi da giovane seminarista, spesso si recava sul colle posto tra Tiarno di Sotto e Tiarno di Sopra per visitarla, anche se non era propriamente in buone condizioni. «In quegli anni San Giorgio versava in stato di abbandono: sempre chiusa, mai utilizzata e pure oggetto delle attenzione di ladri sacrileghi che in varie occasioni l’hanno depredata». Fu l’ennesima incursione dei ladri, avvenuta nel 1982, a creare i presupposti per una reazione che si mise in moto nella primavera del 1984, quando nacque il primo nucleo degli «Amici di San Giorgio», gruppo di appassionati che, animati da don Umberto, iniziarono a farsi carico del compito di ridare vita e dignità alla chiesetta posta sul colle. Così, partendo dal restauro dell’altare e dall’installazione dell’illuminazione esterna, sono stati tanti gli interventi che hanno donato nuovo splendore a San Giorgio.
La seconda perla tiarnese adocchiata da monsignor Giacometti è stata la chiesetta di Sant’Angela Merici, situata nel centro del paese. Nata nella seconda metà dell’800 come cuore spirituale di un avveniristico polo scolastico voluto da Giacomo Ferrari, un ricco mecenate tiarnese, è di fatto l’unico elemento rimasto intatto di quel grande progetto formativo.
In questo caso non c’è stato bisogno di restaurare l’edificio, in quanto a partire dal 1987 i parroci don Gilio Pellizzari e don Mario Sartori, avevano già realizzato significativi interventi conservativi e migliorativi di questa chiesetta che era utilizzata solo in poche circostanze. Anche in questa occasione don Umberto è riuscito a coinvolgere alcuni laici per la cura dell’edificio: «Grazie al loro impegno a partire dal 2012 il giardino è ben curato, così come l’interno della chiesa, che viene aperta ogni giorno».
Arriviamo al terzo ed ultimo gioiello che l’entusiasmo di monsignor Giacometti ha voluto restituire al culto e all’attenzione dei tiarnesi, molti dei quali ne ignoravano l’esistenza. Si tratta della cappella di Santa Elisabetta, collocata nell’omonimo palazzo che fa parte del complesso chiamato “Villa del Seminario minore”.
«L’intervento per riscoprire e valorizzare questa bella cappella inizia nel 2015; dopo aver ottenuto dai responsabili del Seminario il permesso di utilizzarla, grazie alla collaborazione di alcuni volontari, vengono realizzati alcuni interventi, tra i quali la messa in sicurezza dell’impianto elettrico».
Abbiamo parlato dell’opera dei volontari, ma qual è l’apporto dato da don Umberto a queste iniziative? «L’impegno che mi sono preso è quello di celebrare la S. Messa nei mesi di luglio e agosto: il venerdì a San Giorgio, il martedì a Sant’Angela e il mercoledì a Santa Elisabetta, sempre alle ore 18.00; un impegno che fino ad ora sono riuscito ad onorare».
Se è vero che la preghiera ha un ruolo primario, anche la ricerca e lo studio sono molto importanti per don Umberto, il quale ha sempre desiderato approfondire la storia delle realtà delle quali si è occupato, andando in cerca di documenti utili per ricostruire il passato delle “sue” chiesette e dando alle stampe opuscoli, grazie ai quali fissare e divulgare i risultati delle sue ricerche.
Cosa c’è nel futuro di monsignor Giacometti? È lui stesso a raccontarcelo: «In questo momento sto approfondendo l’esperienza di Agostino Aldi, pittore mantovano che tanto e bene ha lavorato tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 in Trentino e soprattutto a Tiarno, paese natale di don Giuseppe Calcari, suo consulente teologico, affrescando le chiese di San Bartolomeo, Sant’Angela e la Cappella di Santa Elisabetta. La speranza è che le mie ricerche possano contribuire ad aumentare la notorietà di questo bravo artista».
Conoscendo le capacità e la tenacia di don Umberto, c’è da credere che, anche stavolta, centrerà l’obiettivo.
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