«Mi piacerebbe che non ci fosse indifferenza»

ALTO GARDA. «Mai più». È un grido forte che nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne si alza alto nel cielo a richiamare chi questa violenza l’ha subita e che oggi non ha più voce...


Leonardo Omezzolli


ALTO GARDA. «Mai più». È un grido forte che nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne si alza alto nel cielo a richiamare chi questa violenza l’ha subita e che oggi non ha più voce per poter parlare. A far parlare ancora una volta quelle donne vittime di violenza ha contribuito «Mai più» l'iniziativa che il Comune di Arco ha istituito in occasione del 25 novembre. In questo raccoglitore di alta sensibilizzazione sono state riunite le testimonianze di chi ha toccato con mano l’orrore di questa piaga sociale e umana. Particolarmente toccante il racconto della consigliera comunale Tiziana Betta che ricorda un’infanzia familiare delicata, nella quale il frastuono della violenza era protetto del silenzio di chi non aveva occhi per vedere e orecchie per voler sentire. «La mia testimonianza è quella di figlia che ha vissuto, visto e partecipato a quella che noi oggi chiamiamo violenza di genere - racconta Betta - e che 40 anni fa veniva nascosta e la si viveva all’interno delle famiglie, in un tempo in cui non c’era nessuno disposto ad aiutare e ad intromettersi. È importante - sottolinea la consigliera - non vivere con indifferenza quello che ci circonda. Io ho odiato i miei vicini che facevano finta di non sentire e che non si sono mai preoccupati dei rumori che sentivano, dei piatti che si rompevano. Non hanno mai fatto nulla. Ho pregato che qualcuno mi salvasse da quella situazione e alla fine ho capito che ci dovevo pensare io, da sola. Così a 19 anni ho fatto le valige e me ne sono andata da quella situazione che non si è mai risolta davvero. È fondamentale - ribadisce Betta - aiutare le donne, è fondamentale che le donne si aiutino tra loro ed è fondamentale che chi vive all’esterno di queste situazioni presti attenzione, ascolti i rumori, veda i comportamenti e si metta in mezzo, denunci. La violenza di genere è un problema di tutti che si riversa nella società e nel vissuto quotidiano. Mi piacerebbe che non ci fosse più indifferenza».

Importanti anche le testimonianze di Massimo Baroni e Roberto Perraro, rispettivamente padri di Alba Chiara ed Eleonora, due donne vittime di femminicidio, qui nel nostro tanto amato Alto Garda.

«Il genere maschile - spiega Baroni - si deve render conto che i cliché di genere sono sbagliati. La violenza di genere è povertà d’animo». «C’è un maschilismo esasperato che aleggia nell’uomo - analizza Perraro - ed è frutto di una diseducazione e scarsa cultura. È arrivato il momento di fare fronte comune e fronteggiare questa situazione dilagante di soprusi nei confronti della donne in generale».















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