Ledro, arriva la diffida del fronte contrario
I legali del comitato del no chiedono al Comune di dare attuazione alla sentenza del tribunale
LEDRO. Nuovo capitolo con prospettive non prevedibili della travagliata vicenda della costruzione di una stalla per 120 capre nella piana di Santa Lucia, a Bezzecca da parte di un giovane allevatore che ha ottenuto la licenza edilizia dopo che il consiglio comunale aveva deliberato l’indispensabile deroga urbanistica. Gli avvocati Sandro Manica e Michele Kumar, legali di un gruppo di persone appartenenti ad un comitato spontaneo che si oppone all’allevamento in una zona ritenuta da salvaguardare per le peculiarità ambientali e storico-culturali, hanno inviato una diffida al Comitato dei Garanti del Comune di Ledro, al sindaco Girardi ed ai consiglieri comunali e per conoscenza alla giunta provinciale. I due avvocati chiedono che sia attuata la sentenza dello scorso 2 febbraio emessa dal giudice Consuelo Pasquali del Tribunale di Rovereto che imponeva al Comitato dei Garanti di indire una consultazione referendaria, in precedenza negata, dei tre quesiti proposti dal comitato spontaneo con l’avallo di 446 ledrensi. Dopo oltre tre mesi non risulta che l’organismo municipale si sia pronunciato sull’ammissibilità di tali argomenti e che il Comune abbia avviato qualche provvedimento di competenza. Per gli avvocati risulta palese l’inosservanza dei diritti politici e costituzionali dei loro assistiti e sussiste l’inottemperanza o l’elusione del verdetto della Magistratura. Pertanto si riservano di agire in ogni sede, compresa l’autorità giudiziaria, per far valere ogni forma di responsabilità contro i responsabili dei due enti comunali coinvolti. I tre garanti di nomina consiliare (uno si era astenuto perché non completamente estraneo alla vicenda) avevano espresso parere negativo sull’ammissibilità del referendum in quanto il Comune non dispone del relativo regolamento. Il giudice nella sentenza rammenta che «i cittadini siano in condizione di interloquire con la propria amministrazione in maniera dinamica, facendo sentire la propria voce e sollecitando una riflessione ulteriore rispetto a quella propriamente ed unicamente istituzionale».
Per gli avvocati Manica e Kumar la sentenza è materia di giurisprudenza in quanto tutto lascia supporre che sia la prima del genere in Trentino. Inoltre, evidenziano la celerità operativa del Tribunale di Rovereto, visto che la sentenza è stata redatta in soli 36 giorni, comprese le festività di fine anno. (a.cad.)
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