Il mercato dei falsi online: undici arresti 

Ai domiciliari una donna di Arco, Alessia Grussu: gestiva i contatti fra rifornitori e clienti. Sequestrati quasi 10 mila capi contraffatti



TRENTO. Una borsa di Vuitton? Per meno di 200 euro è in consegna in pochi di giorni. Dei giacconi della Woolrich? Con 130 euro se ne possono portano a casa due. Prezzi bassi, bassissimi esposti in bella vista nel mercato virtuale di Facebook (è Marketplace) per capi di altissima gamma. Giacche, borse portafogli tutti autenticamente falsi. A scoprire un giro importante di merce contraffatta, la Guardia di Finanza trentina che ha sequestrato quasi 10 mila pezzi falsi, oltre 30 mila euro in contanti e denunciato, in tutta Italia, 36 persone. 11 le misure di custodia cautelare, di cui una eseguita ad Arco. Nei confronto di Alessia Grussu, disoccupata di 51 anni che vive ad Arco. La donna è ai domiciliari accusata di ricettazione. A nove dei «ristretti», ma non all’arcense, viene contestata anche l’associazione a delinquere.

L’operazione «Agorà» nasce da un’indagine degli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle di Trento che tengono sotto controllo i traffici illeciti. Anche quelli che avvengono nel web. Ed è in questo modo che sono incappati nel profilo dell’arcense che su Marketplace, proponeva pezzi importanti a prezzi quasi irrisori. Lei, secondo le indagini che sono state coordinate dalla procura di Rovereto, era la punta dell’iceberg, ossia la persona che metteva in comunicazione chi desiderava un capo (falsamente) firmato con chi era in grado di produrlo. Che si trovava nel napoletano con dei laboratori e dei magazzini organizzati come una piccola impresa in grado di tagliare, confezionare, rifinire e marchiare qualsiasi capo. Una produzione giornaliera di circa 160 pezzi che permetteva di soddisfare le domande e di non avere un magazzino troppo grande in caso di intervento da parte delle forze dell’ordine.

Se il gruppo dei napoletani pare che fosse in attività da tempo, l’arcense avrebbe iniziato questa attività illegale da qualche mese. Disoccupata da gennaio, aveva incontrato sui social una persona che era in grado di metterle a disposizione merce contraffatta che lei avrebbe potuto rivendere. Con un ricarico che le garantiva un’entrata sicura. Venditrice coscienziosa - hanno spiegato ieri in conferenza stampa i vertici della Finanza trentina, il colonnello Ribaudo, i tenente colonnello Lampone e Mattia - che si era trovata costretta a cambiare rivenditore quando con il primo aveva avuto da ridire su una borsa Gucci (finta). Era rovinata, la cliente voleva il cambio, il fornitore no. E allora la Grussu avrebbe cercato a trovato altri per poter soddisfare le richieste dei suoi clienti. Altri che ora sono o in carcere o ai domiciliari.

Partendo da Arco, quindi, i finanzieri hanno ricostruito la filiera. E il punto di partenza erano Paesi come Cina, Turchia e Vietnam da dove arrivava la materia prima che veniva quindi lavorata e marchiata nel napoletano. Poi via posta tutto arrivava a destinazioni con pagamenti che seguivano le strade delle Postepay. L’arcense avrebbe gestito gli ordinativi on-line descrivendo i prodotti, illustrandone le caratteristiche e contribuendo a creare un mercato illecito. E non vendeva solo a clienti finali, ma anche a soggetti che rivendevano a loro volta i prodotti contraffatti. Un esempio? Quello di un ragazzo egiziano residente nel bresciano che in una sola settimana aveva acquistato merce contraffatta per circa mille euro. Ma non c’erano solo vestiti. La donna avrebbe anche commercializzato Rolex acquistandoli sempre on-line per 500 euro e rivendendoli a circa 900 con un ricarico illecito pari quasi al 100% del costo iniziale. Un Rolex che «solo aperto si vede che non è da 18 mila euro». Vasta la rete degli acquirenti, sia privati che commercianti al dettaglio, copriva l’intero territorio nazionale: le perquisizioni hanno interessato oltre alla provincia di Trento, quelle di Milano, Bergamo, Cremona, Venezia, Vicenza, Trieste, Pordenone, Firenze, Roma, Viterbo, Napoli, Caserta, Taranto, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Siracusa. (m.d.)













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