Fedrigoni si ferma anche a giugno per colpa del virus

Alto garda. La Fedrigoni torna a fermarsi, sia a Varone che ad Arco, a causa del rallentamento del mercato determinato dalle misure anticoronavirus. Agli stop già programmati tra aprile e il mese in...



Alto garda. La Fedrigoni torna a fermarsi, sia a Varone che ad Arco, a causa del rallentamento del mercato determinato dalle misure anticoronavirus. Agli stop già programmati tra aprile e il mese in corso (nello stabilimento arcense dal 24 aprile al 3 maggio e dal 23 al 31 maggio, in quello di Varone dal 27 aprile al 3 maggio e dal 25 al 29 maggio) se ne aggiungeranno altri a giugno.

«Siamo a comunicarvi – hanno scritto ieri dall’azienda a Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil – che ci vediamo costretti a richiedere alla cassa integrazione guadagni, con causale “emergenza Covid-19”. Tale decisione è resa necessaria e urgente dall’attuale contesto caratterizzato dall’impatto dell’emergenza sanitaria legata al virus». A Varone sarà attuata la sospensione dell’attività lavorativa nei riguardi di un numero massimo di 129 lavoratori, mentre ad Arco per un massimo di 174 unità. La sospensione dell’attività lavorativa comporterà una riduzione fino al 100% per i dipendenti coinvolti. Il ricorso alla cassa integrazione (complessivamente attivabile per nove settimane da fine aprile al 31 agosto) è previsto per Varone il 5, 12 e 19 e dal 22 al 26 giugno, mentre per Arco dall’1 all’8 e dal 20 al 28 giugno. «Il fatto che anche un’azienda solida come Fedrigoni abbia deciso di ricorrere in maniera massiccia alla cassa integrazione – commenta il segretario Uilcom-Uil Alan Tancredi – è un campanello d’allarme per tutto il sistema industriale nostrano, che rischia una crisi di liquidità. Chiediamo alla Provincia e in particolare all’assessore Spinelli di avviare un monitoraggio della situazione, per salvaguardare aziende e lavoratori». M.CASS.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Economia

Industria trentina: prosegue il calo delle assunzioni, allarme dei sindacati

I dati di ottobre dell'Agenzia del lavoro segnano un -13,8%, nei primi dieci mesi dell’anno i nuovi contratti nel manufatturiero sono scesi dell’8,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. La perdita è compensata da posti meno qualificanti nel commercio e nell'agrcoltura. Cgil Cisl Uil chiedono alla Provincia misure più mirati e efficaci per aiutare il settore in sofferenza