Al via gli abbattimenti dei cervi nel Parco dello Stelvio tra le proteste animaliste
La delibera del "Progetto cervo" prevede l’abbattimento in controllo sperimentale di circa 180 esemplari per i primi due anni e un successivo triennio di prelievo a fini riduttivi di circa 400 esemplari annuali
TRENTO. Via alla caccia al cervo nella zona trentina del Parco dello Stelvio. Lo prevede una delibera della Giunta provinciale di Trento approvata nel novembre 2022 ed entrata in vigore oggi, martedì 7 novembre.
Il Progetto cervo, che risale al 2008, si legge nella delibera, "prevede due anni di prelievo in controllo sperimentale di circa 180 cervi e un successivo triennio di prelievo in controllo a fini riduttivi di circa 400 cervi all'anno, secondo i dati verificati con i censimenti primaverili 2022. Il progetto è stato sottoposto al parere dell'Ispra, che ha dato via libera "al piano in oggetto e alla fase sperimentale del controllo numerico (anni 2022-2023)", rimanendo, "in attesa di una relazione consuntiva dei risultati ottenuti e della programmazione delle attività successive".
L'abbattimento in area protetta è motivato dai "danni alla rinnovazione forestale e ai prati a sfalcio, interazioni competitive con capriolo e camoscio (con la popolazione dimezzata in vent'anni), impatti su abbondanza e ricchezza del sottobosco, impatti indiretti sui galliformi".
A fronte di una stima della popolazione in Val di Sole di circa 2.900 cervi, di cui circa 1.880 (il 65%) presenti all'interno del Parco, il Piano proposto nel 2008 ha previsto la realizzazione di prelievi di controllo all'interno dell'area protetta per ridurre gli squilibri ecologici attraverso la riduzione della consistenza della popolazione di cervo, che nel 2017 ha raggiunto nuovamente la soglia dei 3.000 esemplari nel Distretto (circa 2.000 nel Parco). L'obiettivo è il "raggiungimento e mantenimento di un numero complessivo (primaverile) di circa 900 cervi nel Parco".
Non sono tardate le reazioni da parte delle associazioni animaliste, con l'Enpa che chiede "sia applicato il principio di precauzione e che, di conseguenza, nella parte trentina del Parco dello Stelvio venga fermata l'uccisione di 1.500 cervi". Secondo Enpa, il provvedimento, "a cui si erano opposte le associazioni che partecipano al piano di gestione del Parco, tra cui proprio Enpa, è rimasto 'quiescente' per quasi dodici mesi ed è stato poi 'riesumato' lo scorso 13 ottobre - in piena campagna elettorale per il rinnovo della Provincia - con una integrazione che, oltre a prevedere consistenti rimborsi per i cacciatori che uccidono gli ungulati, fissa addirittura un prezzo per l'acquisto della loro carne (3,5 euro al chilo). Ovviamente, sempre a beneficio delle doppiette", conclude Enpa.
"È svilente vedere che la politica decida di togliere barriere alla caccia – aggiunge l’associazione BearsandOthers – con la giustificazione assurda di volersi sostituire alla regolazione naturale del ciclo biologico di un parco; addurre che abbattere cervi serva per tutelare il resto della fauna è incredibilmente assurdo: la natura autoregola tale ciclo, non a caso ci orsi e lupi che mangiano cervi, e il loro abbattimento andrà a togliere selvaggina per questi grandi carnivori, così da costringerli ancora maggiormente alla ricerca di cibo altrove, magari favorendone ulteriormente l'avvicinamento ai centri abitati”.