VIOLENZA

Abusò della figlia della convivente, condannato a sei anni

La vittima all’epoca aveva 13 anni. La zia scoprì il dramma sentendo una telefonata. L’uomo colpiva quando la madre era assente per lavoro. Il racconto della ragazzina lo ha inchiodato



BOLZANO. Sei anni di reclusione, l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena, un adeguato risarcimento economico da definirsi in sede civile. Il pedofilo finito alla sbarra davanti al tribunale di Bolzano (con procedimento a porte chiuse) non è riuscito a convincere il tribunale di essere estraneo alle accuse mossegli sulla base del racconto della figlia della convivente, che al tempo degli abusi aveva appena tredici anni.

La bambina subì in silenzio per due anni, poi fu la zia a salvarla dall’orco che si nascondeva in casa. In aula ieri mattina (23 settembre) il sostituto procuratore Andrea Sacchetti ha chiesto la condanna dell’imputato (un cittadino straniero domiciliato da tempo a Bolzano per motivi di lavoro) per violenza sessuale aggravata.

L’imputato ha provato a negare tutto, ma è stato smascherato sulla base del racconto molto dettagliato della bambina, nel frattempo cresciuta e oggi maggiorenne.

All’epoca la ragazzina raccontò che quell’uomo approfittava di lei quando la madre era assente dall’abitazione per motivi di lavoro. Per due anni nessuno tra i famigliari della bambina si era accorto di quanto stesse accadendo. Fu la zia, circa tre anni fa, a sentire casualmente una telefonata tra la vittima in lacrime ed il suo aguzzino.

Messa alle strette, la giovane trovò la forza di raccontare tutto alla zia e quest’ultima informò immediatamente i genitori (la madre è separata dal marito) che si sono costituiti parte civile nel processo.













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