Lavoratori sfruttati, via al processo contro Euro K2
La Cgil ha deciso di costituirsi parte civile. La richiesta è stata accolta dal giudice. I lavoratori venivano pagati 4- 5 euro l’ora: coinvolte 28 persone
TRENTO. Si è aperto questa mattina, 20 febbraio, in Tribunale a Rovereto il processo contro la società Euro K2 srls, che l’estate scorsa è finita all’attenzione dell’opinione pubblica grazie ad un’indagine della Guardia di Finanza che ha accertato gravissimi casi di sfruttamento ai danni di un gruppo di 28 lavoratori pakistani, alcuni dei quali si erano rivolti anche a Slc del Trentino. In coerenza con il proprio Statuto la categoria della Cgil, che rappresenta gli addetti del comparto cartario, ha deciso di costituirsi parte civile. La richiesta è stata accolta dal Giudice.
I fatti sono emersi nel luglio dello scorso anno. Dalle indagini condotte è emerso che questi lavoratori, tutti in situazione di grave bisogno economico, scarsa conoscenza della lingua e con la necessità di ottenere il permesso di soggiorno, venivano pagati 4- 5 euro l’ora per un totale mensile reale che non superava i 500/700 euro. Parte del loro stipendio, formalmente corretto, infatti doveva venire restituito alla ditta o versato a soggetti indicati sempre dalla stessa società in Pakistan, attraverso Money transfer.
I lavoratori erano obbligati anche a versare un corrispettivo per il vitto e l’alloggio, anche se nel contratto queste spese erano previste a carico del datore di lavoro. Le condizioni abitative erano molto precarie visto che vivevano in 10-15 persone in un unico appartamento. Venivano privati dei buoni pasto e lavoravano per turni di lavoro ben oltre le 8 ore, non avevano ferie, né malattia.
“Abbiamo ritenuto importante compiere questa scelta - commenta la segretaria generale della Slc del Trentino Norma Marighetti – perché quando alcuni lavoratori si sono rivolti a noi oltre allo sconcerto abbiamo provato una forte situazione di impotenza. In molti casi questi lavoratori sono senza documenti, sempre sono molto impauriti e dunque non hanno mai il coraggio di denunciare perché temono ripercussioni su se stessi e sulle loro famiglie. Era importante anche un gesto formale.
Resta chiaramente la preoccupazione e l’indignazione per una situazione che ha visto calpestati diritti e dignità dei lavoratori, anche nel nostro Trentino che evidentemente non è immune da questi mali. Per questa ragione ribadiamo ancora una volta la necessità di rafforzare e rendere capillari i controlli, per far emergere situazioni di sfruttamento e caporalato. Sullo sfondo, ne siamo consapevoli, resta il tema enorme della gestione dell’immigrazione. Fino a quando si preferirà trattare l’immigrazione solo come un problema di ordine pubblico si contribuirà anche ad alimentare sacche di emarginazione dove lo sfruttamento delle persone trova terreno fertile”.