Emergenza

Spini, è emergenza carcere: troppi detenuti e malati psichiatrici, mentre manca il personale

La Garante Antonia Menghini e la relazione di fine mandato: il continuo aumento dei detenuti ha portato a condizioni «disumane», con anche 5 persone per cella e continue aggiunte di brande



TRENTO. Antonia Menghini, garante dei diritti dei detenuti a fine mandato, ha tracciato in sala Donna, a palazzo della Regione, un approfondito punto pubblico sul tema davvero drammatico dell'“Emergenza carceri: suicidi e sovraffollamento. La situazione italiana e quella della casa circondariale di Spini”.

Ha introdotto con un saluto il presidente del Consiglio provinciale, Claudio Soini, che ha anzitutto salutato in sala i numerosi consiglieri presenti - Valduga, Coppola, Malfer, de Bertolini, Parolari, Angeli, Zanella, Franzoia - i relatori della conferenza e la coordinatrice dei volontari che operano dentro il carcere di Spini, Lucia Fronza Crepaz. Soini ha condiviso l'urgenza che la politica trentina si occupi della casa circondariale di Spini, che pure è gestita dallo Stato, preoccupandosi di favorire tutte le iniziative per l'attivazione di occasioni lavorative per i detenuti e per costruire reali percorsi di recupero alla società.

Il quadro tracciato dalla garante, prima di passare la parola alla direttrice del carcere Anna Rita Nuzzaci e al presidente della Camera penale di Trento, avv. Roberto Bertuol, è davvero preoccupante. Manca personale (in particolare all'ufficio contabilità della struttura, snodo organizzativo strategico), crescono le presenze di detenuti, soffrono le attivazioni di iniziative trattamentali, di conseguenza rimangono elevati i casi di autolesionismo tra i detenuti e finanche dei suicidi.

Un dato positivo è l'arrivo di un buon numero di educatori, che si auspica possano contribuire a un miglioramento della vita carceraria a Spini.

La Garante ha voluto organizzare il punto, con la volontà di riportare al centro del dibattito pubblico il tema dell’emergenza carceri di cui la drammatica cifra di suicidi registrati negli ultimi tempi è specchio impietoso.

Quanto al tema purtroppo attualissimo dei suicidi, nel periodo 2020-2022 si è infatti registrato a livello nazionale un tasso significativamente più elevato rispetto agli anni precedenti, evidenziando un trend in sensibile aumento, con la drammatica cifra record raggiunta nel 2022, pari a 85 morti, e con i 44 decessi già avvenuti ad oggi dall’inizio di questo 2024.

La cornice in cui questa drammatica emergenza si innesta restituisce una condizione di sovraffollamento delle carceri italiane che ha visto, al 31 maggio, registrare la cifra di 61.547 detenuti presenti a fronte di 51.241 posti disponibili, che però non risultano allo stato tutti agibili, con una crescita che è stata stimata di circa 400 detenuti in più ogni mese. Secondo quanto riportato dalla Garante, sul versante delle risorse, da un lato mancherebbero all’appello ancora circa 18.000 agenti di polizia penitenziaria e, nonostante gli ultimi due recenti concorsi, ancora molti educatori, così come risulterebbero fortemente sotto-organico anche gli Uffici contabili delle diverse strutture di pena; dall’altro, appare quasi incredibile il dato di soli 34 centesimi dei circa 154 Euro di costo giornaliero di una persona detenuta dedicati a quello che dovrebbe, secondo quanto previsto in Costituzione, essere lo scopo primario della pena, cioè la rieducazione.

Alla penuria di attività trattamentali si assomma anche la riforma della media sicurezza che, progressivamente attuata a far data dall’autunno 2022 (a Spini la circolare è stata applicata progressivamente prima nelle sezioni femminili, poi in quelle protette ed infine in quelle comuni nel periodo da maggio a ottobre 2023), ha comportato, sia per i nuovi giunti che per i detenuti che abbiano dimostrato nei mesi precedenti di detenzione un livello di responsabilizzazione tale da non meritare la custodia aperta, una allocazione in sezioni denominate ordinarie (a custodia chiusa), in cui si rimane chiusi in cella ad eccezione delle ore d’aria e dell’accesso alle attività trattamentali che appunto sono però troppe volte deficitarie, segnando un passo indietro significativo rispetto al post Torreggiani che aveva visto l’apertura delle celle e la libera deambulazione sul corridoio di sezione quale regola generale applicata nella c.d. media sicurezza.

Stando così le cose, combinando il dato sul sovraffollamento in crescita con quello delle chiusure legate alla nuova media sicurezza, la probabilità di una nuova condanna a Strasburgo appare sempre più concreta.

A ciò si aggiunge la piaga del disagio psichico in carcere e, più nello specifico, la difficile situazione delle persone affette da grave infermità psichica sopravvenuta che si trovano tuttora a scontare la propria pena per lo più all’interno delle nostre carceri, cui fa da contraltare, in non pochi casi, la situazione di chi si trova ad attendere in carcere, detenuto sine titulo, l’ingresso in Rems (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza) a causa del fenomeno delle cosiddette. liste d’attesa, stigmatizzate dalla Consulta nella nota sentenza n. 22/2022, che nell’ultimo biennio ha caratterizzato anche la Rems di Pergine.

Per quanto riguarda la Casa circondariale di Spini, i suicidi registrati negli ultimi 10 anni sono ben 5, cui corrisponde un preoccupante ed allarmante aumento del numero degli atti di autolesionismo a far data dal 2021, anno in cui si è arrivati a registrare la cifra record di 90 eventi e di 16 tentativi di suicidio.

Nel 2022 gli atti di autolesionismo sono stati 75 (e 12 i tentativi di suicidio), nel 2023, 84 gli atti di autolesionismo (e 5 i tentativi di suicidio) a fronte dei 59 nel 2020 e dei 29 nel 2019. La Garante ha sottolineato come la situazione che si è delineata debba richiamare le istituzioni a riflettere sulla necessità ed urgenza di apprestare tutte le possibili misure atte non solo ad intercettare il cosiddetto  rischio suicidario, ma anche a migliore le condizioni di vita all’interno delle carceri, valorizzando e implementando, molto più di quanto già non accada, le attività c.d. trattamentali, fornendo alle persone detenute maggiori occasioni di ascolto e richiamando i diversi attori istituzionali ad una maggiore presenza nelle carceri (operatori dell’Amministrazione penitenziaria e non, Magistratura di Sorveglianza, Garanti, volontari e rappresentanti delle istituzioni).

Allo stesso modo risulta fondamentale mantenere alta, a livello locale, l’implementazione del Piano locale per la prevenzione delle condotte suicidarie e la correlativa formazione per gli operatori a contatto con i detenuti. Infine, e più in generale, appare necessario diminuire il numero delle presenze nelle carceri, valorizzando l’accesso alle misure alternative esistenti, prevedendone di nuove dedicate alle persone affette da patologia psichiatrica e appoggiando le proposte che si muovono nell’ottica di riconoscere una liberazione anticipata speciale.

La Garante, che pure aveva presentato i primi di ottobre dello scorso anno una relazione della propria attività che copriva non solo il 2022 ma che risultava aggiornata fino a fine settembre 2023, ha voluto nel medesimo contesto riportare anche un ulteriore aggiornamento sulle attuali condizioni detentive della Casa circondariale di Spini di Gardolo, analizzando le criticità persistenti e le più recenti iniziative. Quanto alle ulteriori persistenti criticità, la Garante ha sottolineato come si confermi un preoccupante trend di crescita delle presenze (negli ultimi mesi si sono toccate punte di 380 detenuti).

Nello specifico, la decisione dell’Amminstrazione penitenziaria di rimuovere i bancali in acciaio infissi al suolo, da sempre utilizzati dai detenuti per la preparazione del cibo, quale risposta all’accoglimento dei primi reclami compensativi ex art. 35 ter o.p. proposti da detenuti che lamentavano un pregiudizio legato al trattamento disumano e degradante dovuto ad uno spazio minimo vitale pro capite inferiore ai 3 m2 , si è dimostrata non solo del tutto inconferente ma, come segnalato più volte dalla stessa Garante al capo del Dap, in spregio allo stesso diritto delle persone ad eseguire una pena in condizioni tali da rispettare la dignità della persona.

Se a ciò aggiungiamo che, nei mesi successivi alla rimozione dei bancali, si è assistito, come si temeva, molte volte all’aggiunta di un’ulteriore branda in cella (che vede ora la presenza di 4 e non più 3 detenuti), il disegno dell’Amministrazione penitenziaria appare fin troppo chiaro e preoccupante.

Ai numeri crescenti delle presenze, poi, non corrispondono invece numeri adeguati soprattutto con riferimento agli agenti di polizia penitenziaria che risultano tuttora fortemente sotto organico (- 50 unità circa rispetto a quelle previste in pianta).

A ciò si aggiunge un preoccupante trend in crescita anche delle persone affette da diagnosi psichiatriche c.d. maggiori (spettro psicosi, spettro disturbi depressivi, gravi disturbi spettro ansioso e ossessivo, gravi disturbi di personalità, gravi disturbi del controllo degli impulsi meritevoli di terapia psicofarmacologica e doppia diagnosi) che nel primo semestre del 2024 sono risultate essere 83 (di cui 21 in c.d. doppia diagnosi) su 380 presenti (mentre il dato registrato nel 2023 segnalava 72 casi su 362 presenti).

A fronte di questa grave situazione non è stato ancora realizzato il c.d. centro diurno, previsto quale obiettivo della riforma della sanità penitenziaria del 2019. Tra le novità positive la Garante ha invece evidenziato che negli ultimi mesi, e questo è certamente il dato più rilevante, sono arrivati a Spini ben 4 e poi 2 nuovi educatori, fino a portare l’organico a coincidere con quello di 8 previsto in pianta.

Recentemente è stato anche approvato dalla Giunta provinciale il Piano d’azione 2024-2026 di attuazione del Protocollo “Per il reinserimento sociale”, in cui si sono individuate una serie di azioni a favore delle persone in esecuzione penale attraverso un processo di pianificazione che ha visto il coinvolgimento degli enti competenti nelle diverse materie e del terzo settore. Esso rappresenta il primo documento di pianificazione integrata di livello locale nell’ambito dell’esecuzione penale. Le azioni più significative di competenze della Provincia riguardano il potenziamento dei servizi socioassistenziali a favore delle persone sottoposte a provvedimenti limitativi della libertà personale, tra cui si segnalano l’attivazione di un servizio di mediazione linguistica/culturale, il potenziamento dell’intervento abitare accompagnato, il potenziamento delle attività per l’acquisizione dei prerequisiti lavorativi, il potenziamento sportelli informativi (lavoro e patronato), la promozione dei lavori di pubblica utilità ai sensi dell’art. 20-ter comma 2 della Legge 354/75, la stabilizzazione dei tirocini attualmente previsti dal servizio “Seminare oggi per raccogliere domani”.

Lo scorso agosto ha preso avvio anche la nuova edizione dell’importante progetto “Seminare oggi per raccogliere domani” che, in questa nuova edizione, si propone di coinvolgere ben 112 persone, di cui 66 detenute e che già aveva coinvolto un buon numero di persone detenute nella sua prima edizione (25), così come sono stati confermati altri progetti importanti e molto apprezzati dagli stessi detenuti quali il corso di formazione per pizzaioli, che si spera possa essere foriero in futuro di ulteriori positive iniziative.

 













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