'Ndrangheta in Trentino, la Corte d'appello conferma due condanne
Infiltrazione nel settore del porfido: per Denise pena ridotta a sei anni e otto mesi (dagli 8 del primo grado), per Morello resta la condanna a dieci anni
TRENTO. La Corte d'appello di Trento, presieduta dalla giudice Anna Maria Creazzo, ha confermato la condanna di Pietro Denise, 51 anni, di Cardeto, e per Domenico Morello, 52 anni, per associazione mafiosa. A Denise sono state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti all'aggravante legata alla disponibilità di armi, con una riformulazione della pena in sei anni e otto mesi (in primo grado era stato condannato a otto anni), mentre per Morello i giudici hanno confermato la condanna a dieci anni.
La procuratrice generale Maria Teresa Rubini aveva chiesto per Denise e Morello la conferma della condanna di primo grado. Morello è ritenuto dalla Procura una delle figure di spicco della cosca locale attiva nel settore del porfido, in contatto con esponenti a Cardeto. Denise è invece ritenuto una figura meno apicale, ma comunque un componente attivo della 'ndrina trentina. Per quanto riguarda i risarcimenti, invece, non ci sono cambiamenti: i giudici hanno confermato il versamento in solido di 300.000 euro a favore della Provincia di Trento, 150.000 euro per il Comune di Lona Lases e 50.000 euro a ciascuno per l'associazione Libera, Filca-Cisl e Fillea Cgil.
La sentenza segue di pochi mesi la conferma della condanna di Saverio Arfuso, considerato una delle figure apicali della cosca locale svelata dall'inchiesta "Perfido", che nel 2020 ha portato all'arresto di 19 persone.