La sua è una squadra mista. Con due donne e un essere inanimato, quattro stranieri, di cui due russi, e soltanto un calciatore, ma con tre persone che del calcio hanno fatto ragione di vita e di bellezza. Si è dato un solo limite Antonio Gurrado - caustica penna de “Il Foglio” ed oggi chiamato - nella consueta amabile conversazione - a declinare il suo undici ideale. Il limite è stato quello di includere solo persone che avessero una chiara connessione ...
In campo li disporrebbe con un classico 4-4-2. La formazione ideale del veneziano Alberto Facchinetti, una delle firme emergenti del giornalismo sportivo italiano. Il suo è anche un omaggio a quei maestri della scrittura sportiva cui ispirarsi. Ecco il suo undici, narratoci in amabile conversazione. 1. Giuseppe Moro. “La “Vita disperata del portiere Moro” raccontata dal giornalista Mario Pennacchia rimane una lezione di scrittura sportiva. Bepi ...
Il suo undici ideale lo schiera con il 4-1-3-2. Tocca a Piero Vietti raccontarci la sua formazione del cuore. Il responsabile del “Foglio sportivo”, l’inserto del weekend del Foglio che dall'agosto 2018 macina consensi per il modo diverso di raccontare lo sport, all’insegna della buona scrittura. 1. Valerio Bacigalupo. Non l’ho visto dal vivo essendo nato 32 anni dopo la tragedia di Superga, ma il suo nome inizia la litania che ogni tifoso granata ...
L’undici ideale oggi è quello di Giorgio Porrà. Maestro riconosciuto nell’incontro fra calcio e letteratura, pallone e poesia, storia e storie. Ci piace chiamarlo “periodista vertical”. Scorrere la sua formazione del cuore per capire. 1. Giuseppe Moro. “Il prototipo del portiere folle, spregiudicato, maledetto. Giuseppe Moro, detto Bepi, trevigiano, incendiò il calcio italiano negli anni 40/50, non vinse nulla ma elevò ad arte il suo istinto ...
Ha scritto un libro, “Figurine” - gli scrittori raccontati come campioni del pallone -, che è pietra miliare della letteratura sportiva, se vogliamo chiamarla così. Tocca a Silvano Calzini declinare la sua formazione ideale. Svelare le sue undici figurine. 1. Fabio Cudicini. “Il leggendario “ragno nero” dell'Old Trafford. Sento ancora la voce di Nicolò Carosio: “Cudicini vola”. Qualche anno dopo un mattino bigio la scuola e lo vedo in un bar ...
Tocca ad una delle voci storiche del radiogiornalismo italiano il compito di svelare la sua formazione ideale, il suo undici del cuore. Tocca a Riccardo Cucchi (Roma, 1952): dopo averci raccontato il calcio (e non solo) per tanti anni con garbo, competenza e passione mai di parte, ci delizia oggi con la scrittura. Lo fa sia con i libri (già due i titoli, di ottima fattura, dopo il “pensionamento”) sia con una frequentazione misurata ed appassionata ...
Il nostro viaggio con l’11 ideale delle grandi firme fa tappa a casa di Nicola Calzaretta. Il suo “Amarcord” per anni è stato appuntamento imperdibile sul Guerin Sportivo. Mette in campo un 4-2-3-1 tutto da vedere, tutto da leggere. 1. Luciano Bodini. “Ho giocato in porta, da piccolo. Per vocazione. Ho sempre avuto una venerazione per Dino Zoff e la sua maglia nera. Ma sono stati i suoi dodicesimi ad accendere la mia fantasia. Piloni, Alessandrelli ...
Non ha bisogno di presentazioni. Enrico Brizzi per il suo undici ideale ha scelto una “formazione fantasmagorica, diseguale per mitografie, come conviene agli 11 che mai dovranno scendere in campo a difendere uno striminzito pareggio. Il modulo prescelto è un sognante, imprudentissimo, 4-2-4 alla brasiliana”. 1. Dino Zoff. “Calcisticamente anziano, accusato dai miscredenti di essere vulnerabile sui tiri da fuori, era per noi bambini d’Italia lo ...
Terzo appuntamento con le formazioni ideali delle grandi firme del giornalismo e della scrittura sportiva in Italia. Tocca a Roberto Beccantini, il popolare “Beck”. Nel suo undici vive l’omaggio a chi della scrittura di qualità attorno al calcio ha fatto missione e ragione. Così. 1. Vladimiro Caminiti. “Sentiva il ruolo del portiere come un endecasillabo. Poeta dell’aggettivo, si tuffava su qualsiasi argomento e usciva sempre ai piedi della mediocrità, ...
Necessaria premessa. 1953, Milano. Per la prima volta il giovane Maurizio Cucchi va allo stadio, a San Siro, con il papà. Anni dopo diventerà uno dei più grandi poeti italiani. E scriverà “’53”, versi dedicati proprio a quel giorno. Eccoli. “L’uomo era ancora giovane e indossava / un soprabito grigio molto fine. / Teneva la mano di un bambino / silenzioso e felice. / Il campo era la quiete e l’avventura, / c’erano il kamikaze, / il Nacka, l’apolide ...