Le grandi firme e il loro undici ideale / Alberto Facchinetti
In campo li disporrebbe con un classico 4-4-2. La formazione ideale del veneziano Alberto Facchinetti, una delle firme emergenti del giornalismo sportivo italiano. Il suo è anche un omaggio a quei maestri della scrittura sportiva cui ispirarsi. Ecco il suo undici, narratoci in amabile conversazione.
1. Giuseppe Moro. “La “Vita disperata del portiere Moro” raccontata dal giornalista Mario Pennacchia rimane una lezione di scrittura sportiva. Bepi Moro, portiere di ben nove squadre diverse, numero 1 al Mondiale 1950, era un folle. Dentro e fuori dal campo ne combinò di tutti i colori. Sapeva parare i rigori come nessun altro. Lo voglio nella mia squadra, ma per aiutarmi nella gestione chiamo il preparatore Adriano Bardin, veneto pure lui e per anni nello staff di Trapattoni”.
2. Roberto Beccantini. “Uno degli ultimi maestri del giornalismo sportivo. Continua a scrivere sui giornali, usa i social, ha un blog. Il Beck dialoga con tutti, civilmente. Capisce come pochi il calcio di oggi e lo spiega con una prosa sempre moderna. Meriterebbe un'antologia”.
3. Angelo Carotenuto. “Sulla fascia serve il suo “Slalom”, una delle idee più brillanti degli ultimi tempi. La sua newsletter quotidiana di notizie sportive è una delle vere novità dell’informazione in Italia. Va letta ogni giorno anche perché vi scrivono Furio Zara ("Bidoni") e Gigi Riva, solo omonimo del grande Rombo di Tuono ed autore di un’altra perla della letteratura sportiva, "L'ultimo rigore di Faruk”.
4. David Peace. “Non ho dubbi: il suo “Maledetto United" é uno dei libri sportivi più belli che abbia mai letto. Ne hanno tratto anche un film. Sì, un posto in formazione questo scrittore inglese di rara potenza lo merita certamente. Mescola noir e cronaca nera, finzione e cruda documentazione. Centrale difensivo hard boiled”.
5. Eraldo Pecci. “Il volante della squadra. Perno di quel Torino che Gigi Radice portò allo storico scudetto del 1976. Intelligente in campo e fuori. Alla pizza del martedì seduto a capotavola farà divertire tutti con le sue battute fulminanti. Gli aneddoti nei suoi libri (ha scritto “Il Toro non può perdere” e “Ci piaceva giocare a pallone”, non ha ghostwriter, li scrive davvero lui con una penna a biro, su un quadernetto) sono da scrittore vero”.
6. Ezio Glerean. “Era libero, prevalentemente in serie C, comprese 56 partite con il Trento tra il 1982 e il 1985. Poi è stato un allenatore rivoluzionario in serie B, specie negli anni alla guida del Cittadella. Al punto da ispirare il film d’esordio di Paolo Sorrentino, “L’uomo in più”. Quell’uomo in più è Andrea Caverzan che Gleran schierava nello schema a quattro punte. Oggi ha scelto di stare nel mondo dei dilettanti, alla Marosticense. Parlare di calcio con lui è uno spasso, un piacere”.
7. Filippo Andreani. “Johnny Cash diceva che la musica serve per i momenti duri e che questi prima o poi arrivano sempre. Quindi con la maglia numero 7 faccio scendere in campo un musicista, il cantautore comasco che come pochi altri ha saputo raccontare con le sue canzoni anche il mondo del calcio. Ascoltate le sue canzoni dedicate a Gigi Meroni e a George Best. O quella nella quale c’è anche la voce di Ezio Vendrame. É come se in campo portasse un po' anche loro, indimenticabili geni ribelli”.
8. Gianni Mura. “Certo, il suo maestro, Gianni Brera ha innovato più di tutti il giornalismo sportivo in Italia. Ma per la generazione di lettori che vanno dai 30 ai 50 anni gli articoli che andavano divorati dalla prima all’ultima riga erano i suoi, quelli di Mura. Un vero punto di riferimento. Una perdita dolorosa”.
9. Diego Maradona. “Al Diez assegno il numero nove. Una sorta di omaggio a quella sua ultima partita italiana, contro il Pisa, nel 1991. Quando indossò appunto il numero 9, lasciando il 10, come omaggio, a Zola. Quella maglia, rossa in quell’occasione, è stata poi venduta all’asta per 15 mila euro… Diego é il più grande di tutti, la sua storia un romanzo infinito. Nel bene e nel male, lui appartiene all’eternità del calcio”.
10. Roberto Mancini. “Io, veneto, tifavo senza alcun motivo particolare per la Sampdoria. Il dieci blucerchiato, oggi allenatore della Nazionale, é il mio idolo d'infanzia. E come dimenticare Vialli, il suo gemello del gol? Il loro rapporto in area avversaria e l'amicizia anche fuori dallo spogliatoio meriterebbero un libro”.
11. Jorge Valdano. “Il caso più eclatante di un ex calciatore che ha saputo entrare da protagonista nel campo della scrittura. Lui ha vinto un Mondiale con l’Argentina, al fianco di Maradona. E dell’ex compagno di squadra ha scritto: “Per gli amici bisogna mettere la mano sul fuoco, anche sapendo che ce la bruceremo». Il suo “Il sogno di Futbolandia" é uscito in Italia nel 2004. E subito pensi ad Edoardo Galeano, grande scrittore sudamericano. D’altronde Valdano non ha più smesso di scrivere di calcio sulle colonne del quotidiano spagnolo El Pais. Ed oggi quel suo libro é un gioiellino che gli appassionati di letteratura sportiva cercano nelle bancarelle dell'usato. Per ritrovare passaggi come questo: «Il calcio è un gioco bellissimo che i mediocri vogliono imbruttire nel nome del pragmatismo ed è un gioco primitivo che i rivoluzionari vogliono violare attraverso metodi ad ogni costo scientifici».
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E’ la firma più giovane chiamata finora a regalarci il suo undici ideale. Tocca infatti a Alberto Facchinetti, veneziano, classe 1982, laureato all'Università di Padova con una tesi sul giornalismo sportivo. Uno dei fondatori delle edizioni inContropiede, coautore di tutte le Football City Guides finora uscite (Napoli, Madrid, Zagabria, Lisbona, Mosca), autore di sei libri a tema calcistico. Dall’esordio nel 2011 con “Doriani d’Argentina” al recente “Quattro a tre” scritto con Roberto Brambilla, passando per “La battaglia di Santiago” e “Ho scoperto Del Piero. La storia di Vittorio Scantamburlo”. Sul fronte giornalistico scrive per “Avvenire”, “Guerin Sportivo”, “Il Foglio sportivo” e per le sezioni online del “Fatto quotidiano” e dell’Overtime festival di Macerata, festival nazionale del racconto e dell'etica sportiva. Collabora con Federico Buffa per i testi dei suoi programmi tv.