L'autonomia costruttiva da ritrovare
Ha usato un aggettivo molto chiaro, Romano Prodi, per descrivere l’autonomia di questa terra: costruttiva. È una parola che ha pronunciato più volte, a Trento, ricordando il fratello Paolo, rettore e a lungo docente dell’ateneo trentino, e una stagione difficilmente ripetibile. La nostra autonomia è stata definita costruttiva, in particolare, in contrapposizione a due “pericoli”. Uno, che sembra ormai fortunatamente superato, è quello della fame: «Perché allora c’era davvero, la fame, soprattutto in queste terre periferiche», ha ribadito l’ex presidente del consiglio rivolgendosi soprattutto a chi quegli anni non li ha proprio vissuti. L’altro pericolo, ancora molto presente, è quello delle autonomie sbagliate - e il riferimento non sembrava fatto solo per evocare la Catalogna - e dei rapporti potenzialmente scorretti fra periferia e centro. «Perché l’autonomia, qui - ha detto ancora l’ex presidente della Commissione europea - è nata da una continua cooperazione con lo Stato centrale, cucendo e non rompendo. E con un uso proprio e corretto dell’ombrello europeo».
Ha anche aggiunto altre parole, alla sua idea di autonomia: per definirla esemplare e per dire che era fatta di una visione carica della concretezza contadina.
In questi giorni in cui ancora una volta si torna a parlare di poltrone e non di programmi, di spartizioni tutte da definire (visto che le idee degli elettori non sono poi così scontate) anziché di prospettive, quest’idea alta e nobile dell’autonomia - appunto costruttiva ed esemplare - va assolutamente ritrovata. Da chi, amministrando questa terra, è chiamato a continuare in questa costruzione. Ma anche da chi tende a distruggere tutto, senza cogliere che la devastazione potrà anche produrre un buon risultato elettorale, ma lascerà dietro di sé solo un terreno arido, incapace di dare frutti.
Ricordare il passato ammanta certo tutto di una patina di nostalgia, ma significa anche ripartire dalle proprie radici, dalla propria essenza, dalla propria storia, dalla propria cultura. Non ci sono altre strade, in fondo, per andare al di là del glorioso passato.