Il viaggio di Daria Bignardi fra parole da toccare



«Non si può fare tutto nella vita», dice ad un certo punto Lea, la protagonista dell’ultimo romanzo di Daria Bignardi. Ma all’autrice l’impresa, a ben guardare, è riuscita: giornalista, presentatrice - leggera o alta, a seconda dei programmi che ha interpretato, ancor più e ancor prima che presentato o condotto -, direttrice di Donna e poi di Rai3 e, vien da dire soprattutto, scrittrice. Perché l’ultima Bignardi è una scrittrice matura. Le sue parole sono rotonde. Compiute. Mai casuali. Legate fra loro in una storia che tiene legato il lettore. Facendolo sorridere. Piangere. Sperare. Soffrire. Pedalare. Camminare. Sì, Daria ti tiene per mano. Non ti molla. Nemmeno quando ti dà la sensazione di poterti muovere liberamente fra pagine piene di realtà, fogli affastellati nei quali è facile trovare qualcosa di noi, delle nostre storie, dei paradossi di fronte ai quali la vita ti mette ogni giorno: facendoti sorridere del dolore; facendoti soffrire per un sorriso. La linea della vita è netta, in questa storia che si dichiara d’ansia fin dal titolo, e le sfumature sono nella coerenza di un racconto che si tocca, si vede, si sente. Un po’ lama nella pelle. Un po’ carezza. Un po’ pensierosa spensieratezza e un po’ normale anormalità. Perché ogni storia è diversa. A patto che ci sia qualcuno in grado di raccontarla, facendola diventare collettiva e persino universale. In un viaggio di parole. Operazione riuscita, nello specifico.













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