Se la casa non è un diritto: quale futuro dopo gli sfratti?

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(Videoreportage di Marco Todarello)

Dal 2014 Rebeh Harkati vive col marito e i tre figli minori in una casa Itea alle torri di Madonna Bianca, ma il 3 maggio arriverà lo sfratto perché si tratta di un alloggio d’emergenza e il contratto è scaduto. Dal 2008 presenta la domanda per un alloggio, ma resta sempre fuori da una graduatoria paralizzata da una domanda assai superiore all’offerta: sugli oltre 4.000 nuclei familiari che a fine 2022 avevano diritto a un alloggio, Itea ne ha messi a disposizione solo 350. E al momento sono più di 1.000 gli appartamenti Itea vuoti in tutto il Trentino, in attesa di ristrutturazione. Centinaia di famiglie che avrebbero di diritto a un alloggio pubblico sono dunque costrette a rivolgersi al mercato privato, con prezzi ormai esorbitanti e dove comunque trovano la resistenza dei proprietari, spesso non disposti ad affittare a famiglie straniere.
Che l’emergenza abitativa in Trentino sia una questione urgente, lo rivela anche la mozione approvata il 9 marzo dal consiglio provinciale, che impegna la giunta a verificare le alternative agli sfratti, anche trovando nuovi alloggi fuori dall’orbita Itea. E in ogni caso servono nuove politiche abitative, che tengano conto della mutata situazione economica dopo i colpi dell’inflazione legata alla crisi energetica. Delle circa 400mila case private del Trentino quasi la metà, il 47%, sono destinate al turismo e quindi vuote, mediamente, per 7 mesi all’anno. 





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