Si riparte dalla Mostra A Venezia dieci giorni con l’arte del cinema
L’evento. Proprio in laguna il primo importante festival internazionale dopo mesi di lockdown Dal 2 al 12 settembre sono diciotto i film in concorso, otto di questi risultano diretti da registe Alla “Settimana della critica” presente anche “The Book Of Vision”, pellicola girata in Trentino
Trento. C'è attesa per l'avvicinarsi dell'apertura della 77esima Mostra di Venezia, che si svolge dal 2 al 12 settembre e che sarà il primo, importante festival di cinema dopo il lockdown che ha bloccato anche il mondo dello spettacolo. E nel presentare il programma ridotto in alcune sezioni, il direttore della Mostra Alberto Barbera ha dichiarato con orgoglio: «Il cuore della Mostra è salvo. Oltre 50 i Paesi rappresentati. La decisione di realizzare la 77esima edizione è vissuta come un segnale di fiducia e di concreto sostegno al mondo del cinema e dell'industria audiovisiva duramente colpiti dalla diffusione del virus e dalle sue drammatiche conseguenze».
Se “Venezia Classici”, una delle rassegne che ha riscosso più successo nell'edizione scorsa, quest'anno trova ospitalità nell'evento “Il Cinema Ritrovato” di Bologna, dal 25 al 31 agosto, il concorso principale e le rassegne “Orizzonti” e la “Settimana della critica” tornano in laguna, grazie ad uno sforzo organizzativo che prevede proiezioni anche in sale a Venezia ed a Mestre, oltre all'allestimento di due arene all'aperto, al Lido ed ai Giardini della Biennale.
«I film invitati – ha precisato Barbera - sono un numero consistente e solo di poco inferiore alle tradizionali proposte veneziane. Segno che il cinema non è stato travolto dallo tsunami della pandemia, ma conserva una vitalità invidiabile. Come di consueto, la selezione offre poi una variegata alternanza di approcci diversi, nella consapevolezza che la Mostra non possa esimersi dal rappresentare la ricchezza e la varietà del cinema. Che non è un unicum, come talvolta si tende a credere, ma una molteplicità di esperienze estetiche e visive da non far rimpiangere la ricchezza di forme che le altre arti hanno da sempre praticato e valorizzato».
Sono 18 i film in concorso e ben 8 sono quelli diretti da registe, una risposta alle polemiche sollevate l'anno scorso per lo scarso numero di donne, mentre pur mancando alcune grandi produzioni hollywoodiane, si registrano graditi ritorni come Andrei Konchalovsky, Amos Gitai, Gianfranco Rosi, Susanna Nicchiarelli. La rappresentanza italiana, oltre a quest'ultimi, è costituita anche da Emma Dante e Claudio Noce: registi che provengono da esperienze molto diverse e che puntano lo sguardo su vicende altrettanto diverse. È tratto dalla plurimpremiata pièce teatrale, “Le sorelle Macaluso” il film della regista siciliana che mette sul grande schermo un cast solo al femminile, cinque sorelle dall'infanzia all'età adulta che vivono alla periferia di Palermo, mentre Claudio Noce (noto al pubblico trentino per avere filmato il precedente “La foresta di ghiaccio” tra le dighe della Val Daone) ci riporta agli anni del terrorismo con protagonista un bambino che assiste all'attentato di suo padre. Ambientato a fine Ottocento è il film “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli (che ha vinto a Venezia il premio Orizzonti con “Nico”, la cantante dei Velvet Underground, nel 2017) che racconta le battaglie femministe della figlia più piccola di Karl Marx, pur sempre attuali. Alla tragica realtà dei giorni nostri ci riporta Gianfranco Rosi (vincitore del Leone d'Oro nel 2013 con “Sacro Gra”), in “Notturno”, documentario filmato per tre anni sui fronti di guerra tra Siria, Iraq e Kurdistan. Film che indagano scenari attuali, sono anche “Laila in Haifa” dell'israeliano Amos Gitai sulla convivenza possibile tra ebrei e arabi, “And Tomorrow The Entire World” di Julia Von Heinz che descrive la deriva neo nazista di movimenti giovanili in Germania, “Nuevo Orden” di Michel Franco sulla disparità sempre maggiore tra ricchi e poveri in Messico. Alla tragica guerra in ex Jugoslavia ed al massacro di Srebrenica ci porta “Quo Vadis, Aida?” della regista bosniaca Jasmila Zbanic, mentre Konchalosky in “Dear Comrades” parla della repressione di uno sciopero operaio nel monolitico impero sovietico degli anni Sessanta. E' un omaggio al cinema italiano la cerimonia di apertura, il 2 settembre, con “Lacci” di Daniele Lucchetti suoi “Il portaborse”, “Piccoli maestri”), che in passato ha preferito puntare su grandi produzioni hollywoodiane ed un po' di Trentino si respira all'inaugurazione della “Settimana della critica”, rassegna autonoma dal festival organizzata dal Sindacato critici cinematografici (Sncci) con “The Book Of Vision” dell'italo – svizzero Carlo S. Hintermann, che racconta come una giovane dottoressa trovi risposte alla sua professione nel libro scritto da un medico prussiano nel Settecento ed è stato girato tra i Monti Lessini e le Giudicarie, a Castel Campo e a Castel Pietra. Un'edizione insomma ricca di spunti di riflessione e di sguardi originali sui tempi difficili che stiamo vivendo. Inutile dire che la pandemia ha obbligato l'organizzazione a prendere tutte le misure necessarie perché la manifestazione si svolga in sicurezza, anche se c'è la forte volontà di proiettare i film in sala.
Sale che vedranno dimezzati posti a sedere, mentre ai varchi all'area del Palazzo del cinema, previsti in passato per i controlli anti terrorismo, sarà misurata la temperatura a tutti i partecipanti. E per evitare le code, i biglietti saranno acquistabili solo online. Si prevede quindi l'arrivo di molti meno accreditati e di un pubblico soprattutto italiano, ma l'importante è che, tra distanziamenti e mascherine, la magia del cinema nella sala buia continui ad esercitare il suo fascino.