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Il “Divin Codino” stella dell’evento inaugurale del Festival: “Lo sport è palestra di vita”

Tutto esaurito al Teatro Sociale per Roberto Baggio, campione interprete della “Grande Bellezza”



TRENTO. Pochi campioni come Roberto Baggio hanno saputo incarnare non solo sul piano tecnico-agonistico, ma anche sul piano umano, “La Grande Bellezza” dello sport. E proprio il “Divin Codino” è stato oggi pomeriggio la stella dell’evento di inaugurazione della sesta edizione de Il Festival dello Sport.
Vincitore del Pallone d’Oro 1993 mentre indossava la maglia della Juve, casacche di club a parte Baggio è un simbolo del calcio italiano, uno dei più grandi protagonisti in maglia azzurra e uno dei campioni più amati di sempre.
Nell’evento condotto dalla giornalista Federica Masolin e dal giornalista Pierluigi Pardo, aperto dall’esibizione dei ginnasti Marco Lodadio e Salvatore Maresca
, Baggio ha parlato di sé stesso come sportivo, come calciatore in particolare e, non ultimo, come uomo.

“Ho sempre giocato con passione infinita – ha esordito – mettendo in pratica ciò che ho imparato negli allenamenti. Quando ho cominciato a camminare, ho iniziato a giocare a calcio. È proprio la dedizione a fare la differenza: i grandi risultati, in tutti gli ambiti, partono dal duro lavoro. L’allenamento e la passione ti portano oltre i limiti, ma al di là della grande performance ho sempre desiderato far divertire la gente.”
Non solo la vittoria quindi, non solo il risultato. “Lo sport è una palestra di vita”, ha detto il Divin Codino. Di qui il suo impegno con il progetto “Tutti in Campo” a favore delle società dilettantistiche. “Il futuro – ha detto – è dei giovani ed è quindi importante avvicinarli allo sport per creare aggregazione, condivisione e dare anche la possibilità ai talenti di emergere.”
Guardandosi indietro, Baggio ha ricordato anche i numerosi infortuni: “Il Buddhismo mi ha aiutato molto a convivere con i miei problemi fisici e con il dolore.” Accanto ai problemi, anche le gioie naturalmente, anche se, ha detto, “non riesco a individuare il mio gol più bello; erano tutti importanti, anche quelli a un metro dalla porta. Menzione, però, per un gol altrui, una rete di van Basten agli Europei: “una vera grande bellezza il modo in cui si muoveva in campo”.
E fra i tanti grandi personaggi incontrati in carriera, un commosso ricordo di Carletto Mazzone: “per me è stata una persona pulita, onesta, e questa purezza ha fatto la differenza. È stato adorato dai calciatori come un padre.”
E il calcio di oggi? “Fra i giocatori – ha detto Baggio – mi ha colpito Lautaro Martínez, un calciatore straordinario.” Parlando più in generale, secondo Baggio in Italia siamo troppo legati al risultato e non guardiamo al lavoro che c’è dietro. E la VAR? “Sono favorevole, perché chiarisce le situazioni dubbie e dà credibilità al calcio.”
E il Divin Codino di oggi? Una vita molto normale. “Dopo aver viaggiato tanto per giocare, ho capito che la vita va vissuta in modo semplice; solo così ti senti soddisfatto ogni giorno.” Baggio si tiene solitamente lontano dai riflettori perché, ha chiarito, “quando giocavo non amavo parlare, concedere interviste e alcuni scambiavano la mia timidezza per arroganza. Non sono cambiato; cerco di apparire solo in occasioni che meritano e mi faccio vedere poco, e se possibile bene.”
Infine, la domanda che tutti, prima o poi, si pongono: “C’è qualcosa che non rifaresti?”, incalzano i conduttori. “Non tirerei alto rigore”, la risposta in riferimento alla finale mondiale di USA 94.
Baggio è uno dei cinque campioni che hanno conquistato il Pallone d’Oro presenti a questa edizione de Il Festival dello Sport, accanto a Karl-Heinz Rummenigge, Andriy Shevchenko, Jean-Pierre Papin e Ronaldinho.













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