STORIA E MEMORIA

Ecco come parlavano i ladini di inizio ’900

A Ortisei le voci di due insegnanti, un avvocato, una contadina, un sindaco. La mostra “ArcheoPhonica” presenta le registrazioni del periodo imperiale


di Daniela Mimmi


Che lingua parlavano il sindaco, un avvocato, due insegnanti di liceo, ma anche una contadina, un decoratore di botti, un carpentiere, quando raccontavano favole o aneddoti in Val Gardena, all’inizio del 1900? Com’era il loro ladino? Per la prima volta sarà possibile ascoltare le loro voci, digitalizzate su un cd, venerdì 6 luglio alle ore 18 presso la Casa di cura “S. Durich ”, in Via della Stazione 16 a Ortisei, uno degli appuntamenti della mostra “ArcheoPhonica” Sound & Media Research, che si apre il 30 giugno e chiuderà i battenti il 21 luglio 2018. Il convegno verte sulle ricerche del ricercatore-collezionista Francesco Gigliotti, iscritto presso la Facoltà di Beni Culturali di Trento, responsabile del progetto “ArcheoPhonica” Sound & Media Research.

«Quest’anno, presentiamo per la prima volta al pubblico la seconda parte del progetto “Voci Imperiali: le prime registrazioni audio in Alto Adige/ SuedTirol (1903-1920)” dal titolo “Voci della Val Gardena – ci dice Gigliotti. – In occasione di questo importante centenario (1918-2018) con me ci saranno anche Gerda Lechleitner e Franz Lechleitner, responsabili tecnici del Phongrammarchiv di Vienna, che ci faranno ascoltare in anteprima assoluta del CD contenente le registrazioni audio effettuate in lingua ladina in Val Gardena, a Ortisei e Selva, nell’estate del 1918 dal Dott. Karl von Ettmayer e dai suoi collaboratori».

Come avete trovato queste registrazioni?

«All’interno del Phongrammarchiv dell’Accademia Austriaca di Scienze a Vienna, durante le mie ricerche e lì sono conservate».

Dal punto di vista tecnico come vi siete mossi?

«Dopo una serie di accordi presi con i responsabili dell’Archivio viennese, le registrazioni, accompagnate dai rispettivi protocolli originali, sono state filtrate e digitalizzate dai tecnici dello stesso archivio».

Cominciamo dalla mostra.

«Sarà inaugurata sabato 30 giugno alle ore 18,30 con un mio intervento e la presentazione della mostra di fonografi ed illustrazioni dell’epoca (1877-1920) e la presentazione del Progetto triennale della Ricerca sonora “Voci Imperiali: le prime registrazioni audio in Alto Adige/SuedTirol (1903-1920). In mostra ci sono i fonografi di costruttori e nazionalità diverse che narrano le radici della registrazione acustica e la sua evoluzione nei primi anni di vita, frutto della mia incessante ricerca estetica e tecnica. Da lì è nato il mercato discografico mondiale, con l’ invenzione di macchine in grado di registrare e di riprodurre il suono. I visitatori capiranno come si incidevano e si riproducevano le vibrazioni acustiche seguendo un percorso cronologico e storico. In mostra ci sono da fonografi originali, materiale informativo dell’epoca come articoli di giornali dell’epoca, poster, illustrazioni varie, foto, libri, cataloghi, curiosità. Sarà possibile ascoltare registrazioni sonore dei cilindri fonografici originali e da una postazione permanente si potranno scegliere di ascoltare svariate registrazioni digitalizzate di alto interesse musicale, storico».

Che cosa contengono le registrazioni?

«Ad esempio c’è la voce di una donna, una contadina di 45 anni che racconta alcuni episodi legati al trenino della Val Gardena. Ci sono spezzoni di un brano preso dal Paradiso Terrestre tratti da una Bibbia scritta in ladino del 1913. Poi degli scogli lingua, degli aneddoti. Sono le voci dei nonni nel cassetto! Sono abbastanza comprensibili e comunque ci sono i supporti di protocollo».

Qual è lo scopo di questa ricerca?

«Voglio recuperare e presentare al pubblico, nel corso del triennio, tutte le singole tracce audio storiche conservate all’interno del Phonogrammarchiv dell’Accademia Austriaca di Scienze di Vienna che riguardano la storia delle popolazioni del territorio Sudtirolese, per giungere così ad una completa digitalizzazione e catalogazione di tutti i preziosi documenti audio di importanza storica-linguistica-etnico-culturale locale. I documenti storici audio rinvenuti nell’Archivio viennese, realizzati sul territorio sudtirolese e soprattutto in Val Gardena, Bolzano, Val Venosta, Val Passiria all’ inizio del 1900, rappresentano un tesoro culturale etnico di inestimabile valore storico e linguistico, sia per la popolazione ladina e tedesca che per i ricercatori e filologi per un conseguente arricchimento ed approfondimento nelle ricerche delle cosiddette minoranze linguistiche locali».

Dal punto di vista tecnico, come sono state realizzate le registrazioni?

«Attraverso l’utilizzo di un fonografo costruito appositamente intorno al 1900 negli stessi laboratori del Phonogrammarchiv di Vienna. Questo tipo di fonografo utilizzava come supporto di conservazione della voce e del suono un disco, spesso pochi millimetri, composto da una particolare miscela di ingredienti che permettevano l’incisione delle vibrazioni acustiche e della loro successiva riproduzione. La qualità acustica delle tracce sonore non è paragonabile all’attuale qualità digitale. Infatti l’incisione analogica del disco avveniva meccanicamente, senza l’uso della corrente elettrica, grazie alla forza di pressione che l’aria emanata dall'intensità della voce esercitava sul diaframma e quindi sulla puntina di incisione. Il principio era lo stesso di quello brevettato per il fonografo di T.A. Edison nel 1877 con incisione verticale e per il grammofono di Emile Berliner con incisione laterale del 1887. Purtroppo il fonografo utilizzato dai ricercatori viennesi non venne mai brevettato e quindi mai messo in commercio. Gli unici 4 modelli sono gelosamente conservati all’interno del Phonogrammarchiv di Vienna. In esclusiva, in occasione della mostra sarà possibile osservarne uno: il modello numero IV , lo stesso utilizzato per le primissime incisioni effettuate in Alto Adige/SudTirol nel 1903, 1909, 1912, 1918, 1920 dal Prof. Josef Schatz, dal Dr. Leo Hajek e dal Dott. Ettmayer Karl e da altri ricercatori ancora».

Come è nato questo suo interesse così particolare?

«Ho frequentato un laboratorio in cui veniva spiegato l’inizio della fotografia. E mi sono chiesto: e il suono? Nel 2000 ho iniziato le mie ricerche, che continuo tutt’ora e che mi danno grandi soddisfazioni. Devo ringraziare i soci delle associazioni culturali “Officina delle Articolate” ed “Uscita/Ausweg” di Bolzano che mi hanno supportato per l’organizzazione dell’evento».













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