Cent’anni di Sosat La “classe operaia” conquista le vette 

L’anniversario. Nel gennaio 1921 la nascita della sezione della Sat Oggi sono 779 i soci. Per celebrare la ricorrenza usciranno due volumi 


Elena Baiguera Beltrami


Trento. Era il 7 gennaio 1921, il Trentino era da poco entrato a far parte del Regno d’Italia, nella sede della Sat allora situata in via S. Pietro a Trento, si tenne l’assemblea costituente della Sosat la “sezione operaia” e prima nata all’interno nella galassia delle sezioni della Società degli Alpinisti Tridentini. Trentotto i soci fondatori, dei quali 6 erano i membri del Comitato, guidati da Nino Peterlongo che si adoperò con ogni mezzo perché la nascente “sezione operaia” potesse far parte della Sat come sezione indipendente. La Sat del presidente Guido Larcher, accolse con favore la nascita della sezione, mentre le maggiori difficoltà si incontrarono all’interno del Cai. Alla fine la Sosat ottenne la propria legittimazione e con essa iniziò la grande stagione di apertura della frequentazione della montagna da parte degli strati sociali meno abbienti della popolazione che si concentravano principalmente in città. Erano gli anni del grande fermento innescato dalla rivoluzione industriale, che a Trento vedeva nascere le prime manifatture, le officine meccaniche, le botteghe artigiane e soprattutto la presa di coscienza in termini di spazi di libertà, di un consolidato e vissuto socialismo di stampo battistiano.

Non solo intellettuali e borghesi dunque alla scoperta delle montagne, ma anche una larga fascia di popolazione che con le ascensioni esorcizzava le ferite di un territorio di confine calpestato e offeso da divisioni, lutti, privazioni e da una militarizzazione imponente, quanto degradante.

Gli abitanti della città di Trento nel 1921 erano 32 mila, in poco tempo la Sosat riuscì a contare oltre 500 soci. Gli anni dell’immediato dopoguerra furono caratterizzati dalle grandi acquisizioni dei rifugi da parte della Sat, una prepotente voglia di ricostruzione spinse in molte direzioni al recupero di ciò che era andato distrutto e alla riorganizzazione di molti comparti come il Soccorso Alpino e le Guide Alpine. Nel 1931 la Sosat si auto sciolse. Il fascismo aveva creato commistioni e iniziato a controllare l’associazionismo. Nel 1945 fu ancora Peterlongo a riannodare i fili della storia sosatina, seguito da Luigi Folgehraiter. Durante la Seconda Guerra Mondiale la Sosat sospese tutte le attività, ma non si sciolse mai. Silvio Detassis, 21 anni alla guida della sezione e Nino Baratto i due indimenticati presidenti della Sosat.

«La nobile idea di Peterlongo e di Giovanni Zanolli, Emilio Parolari, Aldo Zomer, Natale Merz e Francesco Pasini – ha sottolineato i giorni scorsi il presidente della Sosat Luciano Ferrari - rappresenta la storia di grandi ideali vissuti sulle vette, ma legata al tempo stesso alla quotidianità urbana. I piccoli traguardi giornalieri, come le grandi fatiche e lo stare insieme sono entrati nella consuetudine della Sosat che celebra quest’anno un secolo di vita. L’anima antica della sezione, va dalle montagne di casa alle pareti dolomitiche, fino alle spedizioni extraeuropee. L’escursionismo si intreccia all’alpinismo, il “Gruppo Zoveni” all’alpinismo giovanile. Molto forte fin dagli esordi anche il legame con l’ambiente, verso una cultura che abbraccia la flora, la fauna, la micologia e tutto ciò che è patrimonio naturale. La vita della Sosat è anche percorso di solidarietà, di stretta amicizia con la “Rete” e con il mondo dei più fragili ed ancora costruttore di rapporti internazionali dovuto al Coro della Sosat. E fu proprio con il Coro della Sosat che nacque la coralità alpina nel 1926 in seno alla Sezione Operaia».

Un momento non propriamente favorevole a commemorazioni e festeggiamenti quello del centenario Sosat, che oggi conta 779 iscritti, ma la sezione prosegue nei progetti e nelle attività. È infatti in preparazione, il libro del centenario, un gruppo di giornalisti e storici sta lavorando ad un’opera editoriale in due volumi: il primo racconterà della Sosat delle origini nel 1921 e di Nino Peterlongo, mentre il secondo sarà la narrazione del 1945 a oggi.

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