Basso, l’«escapologo» che sogna uno show chiuso nella sua terra 

Sta girando il mondo con lo spettacolo “The Illusionists” «L’ambizione? Fare qualcosa di speciale nella mia terra»


di Katja Casagranda


BORGO VALSUGANA. Sempre più internazionale, dopo aver conquistato l’Australia e l’America e dopo aver affascinato le città dell’ovest d’Europa, ora sta riscuotendo un grande successo all’est, da Praga a Mosca. Nel segno della magia, il suo mestiere, che esercita con grande abilità arrivando a sfidare la morte con numeri di grande pathos. L’escapologo Andrew Basso, dalla sua Borgo Valsugana è sempre più cittadino del mondo grazie al palco di «The Illusionists», lo show con cui sale sui più grandi palchi del mondo. Ne parla lui stesso, confidando l’amore per la sua terra d’origine, le amicizie, la famiglia e la voglia di portare un po’ della sua magia anche all’ombra delle sue Dolomiti.

Dopo l’America ora alla conquista dell’Europa?

«Il tour europeo con lo spettacolo “The Illusionists” è partito dalla Spagna a Madrid dove è rimasto per una settimana. E’ stato come essere a casa perché è una realtà molto simile all’Italia. Era la prima volta che mi esibivo in Europa e che vi arrivava “The Illusionists” e benchè ogni Paese abbia una sua identità e cultura, il pubblico ha sempre risposto in modo fantastico. Inoltre essere vicini mi ha permesso di fare delle scappate a casa. Con l’aereo in poche ore ce la puoi fare, mentre è un’altra storia se sei in Australia o in America».

Quali sono le differenze sostanziali nell’esibirsi in posti così diversi?

«In America c’è grande fascino per tutto ciò che ruota attorno allo show ma, a parte quando eravamo a Broadway in teatro, quando poi abbiamo fatto il tour negli States ci si esibiva in luoghi che non possono competere con i teatri pregni di storia e tradizione europei».

Tipo?

«Passare il Natale a Parigi con la Torre Eiffel illuminata a festa fra una serata e l’altra dello show non ha prezzo. Oppure esibirsi a Parga davanti a venticinquemila persone, o ancora a Mosca vedere la propria foto sul giornale distribuito in due milioni di copie... E poi teatri piccoli così come invece palchi su cui mi sento quasi una rock star, che a farli di corsa da un lato all’altro ti ritrovi col fiatone... Sono cose che ogni volta mi riempiono di emozione. Così come quando in America dopo gli spettacoli mi vengono a salutare gli italiani che erano fra il pubblico: mi fa sentire più vicino a casa».

Ricordi particolari?

«In Francia, essere stato ospite di un importante programma televisivo in cui mi sono sentito appellare come “il figlio di Houdini” o leggere sul Le Figaro che mi citavano come “Il re dell’evasione”, sperando che la Guardia di finanza non interpreti in modo errato la cosa (e ride, ndr). Un successo che inizio a sentire perché sulla mia pagina social vedo recensioni positive e ricevo sempre più richieste. Anche di esibizioni in Trentino, che mi fa davvero piacere perché la mia ambizione rimane quella di fare qualcosa di speciale nella mia terra».

Come si vive la “prima”?

«A Praga avevo già fatto l’Arena per cui sono tornato conoscendo il posto, invece mi esalta l’idea di Mosca e San Pietroburgo. Parlando con Al Bano (Carrisi, ndr) mi diceva che la Russia ama tutto quello che è italiano e infatti a San Pietroburgo in prevendita erano già stati venduti più di diecimila biglietti. Mi auguro di poter tornare all’est con un One Man Show. A metà febbraio saremo a Minsk, Kiev e in Bielorussia poi tornerò a New York, poi tour in Francia e poi Ginevra, Montecarlo e Ungheria».

Novità?

«Un numero di evasione dalla prigione... Se ho esplorato la paura della morte con la bara d’acqua, la pagoda, da cui mi libero, ora attraverso la materia in un esperimento di metafisica e vittoria sulla materia, l’acciaio. Al numero ho pensato la volta che ho lasciato le chiavi in macchina (ride, ndr) però confido che se dimentico le chiavi in casa, per ora anche io devo chiamare il fabbro...».

Sempre nuove sfide...

«Sì la vita corre e questo mi porta a voler sempre superare lo step a cui sono arrivato, cercare nuove possibilità, studiare e trovare nuove sfide, nuove emozioni. Mi piacerebbe anche tornare a casa per un po’: mi dà sempre una boccata di ossigeno ma la polenta e i manicaretti di mamma sono un attentato ai miei addominali».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano