Addio a Michela Marinello, il dolore del mondo del jazz
La brillante vocalist bolzanina, conosciuta in tutta la regione, è morta a 52 anni per una malattia incurabile. Il ricordo di Franz Zanardo e Fiorenzo Zeni: «Aveva una passione straordinaria»
BOLZANO. Il suo grande amore era il jazz. Ma anche il canto lirico e alla fine tutta la musica. Michela Marinello se ne è andata in punta di piedi, a soli 52 anni, senza riuscire a portare avanti il suo ultimo progetto. «La prossima volta che tu suonerai non so se ci sarò a sentirti, ma tu suona forte perchè io voglio sentirti dal cielo» aveva detto a Franz Zanardo durante le loro ultima telefonata, qualche mese fa. Sapeva di avere una di quelle brutte malattie che non perdonano e che non danno scampo. Finchè ha potuto ha cantato, poi non è riuscita a salire su un palcoscenico.
«Michela aveva un repertorio vastissimo. Non ho mai conosciuto una cantante che avesse in repertorio centinaia di canzoni come lei, che conosceva tutte a memoria», continua Zanardo. Nel suo repertorio c’erano tutti i classici del jazz, come Satin Doll, The Lady Is A Tramp, Our Love Is Here To Stay,The Days Of Wine And Roses, Fly Me To The Moon, Sugar Blues, You Don't Know What Love Is, Lover Come Back To Me, All The Things You Are, Summertime, Fine And Mellow, Triste, Samba De Una Nota So,Them There Eyes, Round Midnight, Soflty, Cheda De Saudade/No More Blues, e tante altre ancora.
“I miei progetti musicali vogliono rendere omaggio a tutte le grandi interpreti del jazz, che già dall'inizio degli anni ’50 promossero un cambiamento di rilievo nel modo in cui i cantanti jazz e soprattutto le cantanti si misuravano con il significato delle canzoni e con la loro voce e le loro interpretazioni, che hanno contribuito a rendere le canzoni, gli standard jazz più vive, interpretandone il significato e soprattutto, misurandosi con il significato della canzone stessa. Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Sarah Vaughan, Anita O’day e tutte le altre grandi jazziste attuali da Dee Dee Bridgwater, Dianne Reeves a Elisabeth Kontomanou, hanno contribuito a dare forma, originalità e intensità con sfumature emotive profonde e spesso una malinconia pregna di significato...” ha scritto.
«Era una donna entusiasta e curiosa. Ultimamente stava iniziando un nuovo progetto nel funk e nel soul» continua Zanardo. Michela Marinello, che lascia affranti il marito Alberto Dall’Agio e una figlia adolescente, ha iniziato il suo percorso musicale dedicandosi allo studio della tecnica vocale e del canto moderno e lirico insieme alla cantante soprano Giovanna Gigli e a Gemma Bertagnolli. Poi si è avvicinata al jazz con Franco D’Andrea, Oskar Boldre, Maria Pia De Vito. Ma ha preso parte anche a laboratori di Ethno-Jazz, Progressive Rock, Sacro-Minimale e Sperimentale-Crossover.
Nel 2014 è stata premiata come miglior voce ai seminari organizzati da Franco D’Andrea a Merano jazz Festival. In Alto Adige e non solo, tutti conoscevano Michela Marinello. Ha cantato accompagnata da Michael Loesch, Michele Giro, Fiorenzo Zeni, Enrico Tommasini, Cristiano Giongo, Martin Kristanell, Gianni Benedini, Gigi Grata, Filip Milenkovic, e tanti altri. Con Fiorenzo Zeni ha fatto diversi concerti e inciso l’album “Red shoes”, contro la violenza sulle donne. «Lei amava la musica, amava cantare, era un’entusiasta, ci si dedicava anima e corpo – ricorda Fiorenzo Zeni –Abbiamo fatto diversi concerti per promozionare il disco. Michela era una donna di carattere, ma anche molto dolce e gentile. Era una donna che cercava di aiutare le altre donne, anche solo con un disco, con le sue canzoni, con la sua voce».