Cucina tradizionale e aristocratica, fra memoria e innovazione
(ANSA) - NAPOLI, 11 APR - "Prodotti incredibili e nostrani che troviamo nei piatti della chef: dal fagiolo alla formella, alle torzelle, dalla cicerchia alla papaccella, la nostra azienda agricola tende all'efficienza e alla modernità, ma anche alla conservazione dei prodotti del territorio campano. E' una sfida che cerchiamo di portare avanti nel tempo, speriamo di cogliere sempre l'obiettivo. Ci guida la passione". Parole dell'imprenditore Pietro Micillo, una vita dedicata all'attività agricola ma anche alle associazioni di rappresentanza del settore primario, che ora con un nuovo menù di mare e di terra, un nuovo chef, da' il via a una ulteriore fase del locale 'La Riggiola', taverna di Napoli, nel cuore di Chiaia. In cucina è arrivato il partenopeo Marco Montella, 34 anni, formatosi in diverse località italiane, che vuole portare in tavola 'memoria e innovazione'. "Ogni ingrediente - spiega lo chef - racconta una storia e ogni mio piatto è un omaggio alla cultura e al gusto della nostra terra". Ad affiancare lo chef Montella c'è Marcello Cenere. In sala il maître e responsabile della cantina Fabio Di Costanzo, che ha esperienza in diversi ristoranti stellati, e la giovane Wendy Nieva.
La pasta fresca e i crudi di mare sono due delle proposte più importanti. Nel nuovo menù vi sono il carciofo imbottito con pecorino, pane, prezzemolo, aglio e olive itrane, il polpo cbt brasato all'aglianico e zenzero con vellutata di sedano rapa, le fettuccine fatte a mano con asparagi e pancetta croccante, mantecata con burro salato e caciocavallo silano stagionato in grotta, il tris di mare con seppia marinata, mazzancolle al brandy e pesce azzurro affumicato a freddo con salsa teriyaki, la caprese fatta in casa. Altra novità le serate a tema, ogni settimana ostriche e bollicine, ogni mese una cena speciale: mercoledì 16 aprile fritto napoletano, giovedì 15 maggio serata borbonica, giovedì 12 giugno evento gran crudo ed è in programma anche la "cena del quinto quarto".
Una cucina che vuole essere tradizionale e aristocratica, frutto della stima e della passione per la terra, che lega Micillo allo chef Montella, nato nel Rione Sanità e rientrato a Napoli dopo le esperienze fuori regione, soprattutto in Sardegna. La materia prima è fresca e a chilometro zero, sottolinea Micillo. Il nocillo, poche bottiglie di produzione familiare che ancora restano dall'ultimo raccolto, è preparato da Micillo in campagna il giorno di San Giovanni, il 24 giugno, quando le noci sono al punto giusto per essere lavorate, come vuole la tradizione. In cantina accanto alle etichette provenienti da tutto il mondo, ci sono i vini prodotti a Melizzano (Falanghina e Aglianico), nell'azienda Santo Spirito di Massimo Del Pezzo nipote di Pietro, figlio della sorella Clelia. Micillo è la quarta generazione di una famiglia impegnata dal 1892 nell'attività agricola. (ANSA).