«Niente animali in famiglia». E Gaia si è iscritta a veterinaria
Berloffa e il suo impegno quotidiano in Trentovet
TRENTO. Gaia Berloffa la veterinaria che non ha mai avuto animali perché i genitori non glielo permettevano, ma che ha dedicato la sua vita professionale alla loro cura e ora si è rifatta: convive con un cane anziano ed un gatto. “Forse è stata proprio quella proibizione che dopo il diploma al Liceo Scientifico, mi ha spinto a fare veterinaria”.
Veterinaria è talvolta una sorta di ripiego per chi voluto preferito fare medicina... Non nel mio caso però, mi sono sempre piaciuti gli animali e ho voluto abbinare la passione per la medicina nel senso di ricerca: per questo mi sono specializzata anche in anestesia. Desiderio di ricerca che troviamo anche nella sua tesi. Direi proprio di si dal momento che è stata una tesi sperimentale in Anestesia, in particolare sul trattamento analgesico intraoperatorio. Dopo la laurea nel 2014 il ritorno a Trento e gli anni del tirocinio, la specializzazione in anestesia alla Scivac di Cremona e dal 2018 Gaia è entrata a far parte dello staff di Trentovet. Ho la responsabilità di terapia intensiva e pronto soccorso oltre a essere anestesista.
Ruoli molto delicati, quali sono i casi più frequenti che arrivano in Pronto Soccorso? Cani e gatti investiti con frequente lacerazione del diaframma dove bisogna intervenire con la respirazione assistita. Numerosi anche i parti con tagli cesarei, chiamate quasi sempre notturne e che si concretizzano in vere e proprie emergenze.
Un caso significativo che le ha dato particolare soddisfazione? Tutti i casi che sono riuscita a gestire da sola fino alla guarigione e quindi alla dimissione, dove è servita sia l’anestesia che la terapia intensiva. Ricordo due cuccioli con problemi cardiaci dovuti ad un vaso sanguigno che normalmente dopo la nascita si chiude, ma nel loro caso no. Era il mio primo intervento a cuore aperto e la paura era davvero tanta, ma tutti compresi i cuccioli ci siamo reciprocamente aiutati e gli interventi sono perfettamente riusciti.
C’è un caso che ricorda con particolare piacere? Quello di Eis, un simil husky arrivato in canile dopo una serie di maltrattamenti che tra l’altro gli avevano causato una patologia virale molto grave. Aveva i globuli rossi a livelli minimi e siamo dovuti ricorrere alle trasfusioni. Oggi sta decisamente meglio, è cresciuto di peso ed è quasi pronto per trovare una famiglia tutta sua.
Le trasfusioni di sangue, come avvengono? Anche per gli animali esiste una banca del sangue alla quale possiamo rivolgerci. Mentre per i casi più urgenti come Trentovet abbiamo un gruppo di cani donatori che al bisogno possiamo chiamare. Il prelievo come avviene? Senza sedazione: non è doloroso e abbiamo scelto dei cani con caratteri per così dire disponibili. Ormai hanno capito come funziona e sanno che dopo il prelievo arriva da mangiare ed è quello il momento che gli interessa di più.
Una delusione? Tutte quelle volte che non si può avviare un piano terapeutico per problemi economici dei proprietari o peggio ancora per disinteresse. Mi ha molto colpito la vicenda di un gatto, un cucciolo di quattro mesi, i cui proprietari ci hanno fermato ancora prima della diagnosi perché non potevano spendere soldi, almeno così dicevano. Certo la malattia era una malattia cronica, ma opportunamente curata poteva far stare molto meglio il gattino.
In casi come questi cosa potete fare? Purtroppo ben poco perché l’ultima parola spetta ai proprietari. Cerchiamo di convincerli, ci offriamo di venirgli incontro sui costi o di cercare dei volontari che se ne possano fare carico. Ma non sempre riusciamo ad ottenere quello che vorremmo. A spaventare di più sono i casi di malattie croniche che richiedono cure nel tempo e la gente si spaventa sia per i possibili costi, che per l’impegno dell’assistenza. Situazioni che non vanno affrontate d’impeto, ma razionalizzate e condivise con le associazioni di volontariato che possono dare una mano concreta.
Prosegue ancora la sua ricerca nell’ambito della medicina? Certamente. A maggio inizierò un corso a Salò di specializzazione in medicina interna; mentre grazie ad uno scambio di supporti tra ambulatori veterinari con i colleghi di Bolzano e Verona mi specializzerò in una innovativa tecnica di anestesia “regionale”. In pratica si interviene sui nervi, evitando una sedazione totale evitando così quelle conseguenze indesiderate che in alcuni casi si potrebbero manifestare.